Porta Cerasa una fabbrica continua, un doppione inutile

Questa zona della città sembra destinata ad essere una continua fabbrica di idee che non trova pace nella sua destinazione urbanistica. Prima dell’attuale costruzione della strada della circonvallazione avvenuta nei primi anni del novecento, vi insisteva la vecchia Porta Cerasa che si apriva alla vista dei Monti Sibillini con una mulattiera che scendeva nella attuale via Monti Azzurri per raggiungere il fosso Ricale. Con la nuova strada di scorrimento e data l’ottima posizione negli anni ’20, si compì il primo scempio urbanistico del ’900 con il progetto dell’albergo La Rosa, oggi casa Minestroni, che doveva avere anche il rifornimento di benzina e che fu spesso luogo del traguardo delle corse motociclistiche e ciclistiche.

Sempre in quegli anni quando ancora i giardini del palazzo Venieri non erano pubblici, nell’attuale parcheggio di Porta Cerasa c’erano dei graziosi giardinetti. Negli ‘40-‘70 l’area fu organizzata come stazione degli autobus extra-urbani e fu costruito l’attuale muro di contenimento. Al posto dell’attuale scalinata che sale ai giardini, c’era un vecchia casa abbandonata adibita a stalla per cavalli di cui tutti avevamo paura, che fu proprio perciò denominata “casa delle anime”, perché durante la notte si udivano forti rumori.

La precedente amministrazione ebbe l’ottima intuizione di collocare nel luogo un punto turistico con gazebo (mai entrato in funzione) con adiacente una utile latrina automatica, (quasi sempre fuori servizio), di cui fu tuttavia sbagliata sia la collocazione che la realizzazione tecnica, molto vistosa e inadatta, tanto che è stata soprannominata dai recanatesi il “Monumento alla Latrina” e recentemente demolita.

La costruenda torre per l’ascensore di Porta Cerasa, illuminata fortemente dal sole da ponente entra violentemente nel bel paesaggio, che venendo da Macerata fa orrenda coppia con la bruttura della torre dell’ascensore dell’ex palazzo Aureli di piazza Leopardi eretta negli anni ’60. Sembra che la storia sia destinata a non finire, poiché l’odierna torre per l’ascensore rappresenta il tipico esempio di un’opera pubblica inutile di cui nessun recanatese o turista ha mai sentito la necessità. Ora che la costruzione  ha assunto la sua forma completa molto vistosa e anche  poco armoniosa, tanti cittadini passeggiando si fermano davanti formando dei capannelli per osservare “l’opra” come incantati e si chiedono disorientati il perché di questa scelta politica, che lascia intuire forse la volontà imposta da qualche ragione superiore o, per peggior causa, dimostra la presunta efficienza degli amministratori, magari per sfoggiare la propria forza come avveniva nel Medioevo a San Geminiano.

L’opera di fatto è un clamoroso doppione perché a meno di 200 metri esiste da molti anni l’ascensore perfettamente funzionate del parcheggio di S. Agostino molto ben realizzato negli anni ’80, comodamente raggiungibile e disposto su tre livelli pienamente in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza. Sarebbe stato sufficiente segnalare la presenza dell’ascensore con appositi cartelli ben visibili evitando così una consistente spesa di 550.000 euro.

Porta Cerasa è da sempre un punto naturale di arrivo per tanti turisti, dove sarebbero stati sufficienti modesti interventi per una buona accoglienza, come un utilissimo gabinetto pubblico collocato sotto le scale al posto del vecchio garage, unitamente a un parcheggio con accesso riservato e relativo montacarichi con piattaforma a scomparsa  sul piano stradale a servizio del teatro Persiani, in modo da evitare ai camion di accedere e scaricare davanti l’ingresso dello stesso.  Inoltre, sarebbe stato opportuno affittare uno dei locali davanti il parcheggio esistente come punto d’informazione collocato al centro della città per evitare le molte lamentele dei turisti  che debbono arrivare a San Pietrino per potersene avvalere.

Mentre il gazebo e la latrina sono state facilmente rimosse, non sarà così per la torre  dell’ascensore, essendo questa di cemento armato, nella speranza che, a progetto completato, si comprenderà il perché dei tanti ascensori costruiti.

Antonio Baleani

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