Paolo Tanoni si era detto disponibile ad un dibattito pubblico dove fosse stato presente anche Fabio Corvatta, presidente del CNSL, sul presunto scempio del Colle dell’Infinito a cui si sarebbe abbandonato con la costruzione di una sua abitazione. Visto che la sua sfida non è stata accolta il noto legale ed imprenditore non rinuncia, però, a chiarire la sua vicenda intrisa, dice, di accuse ingiuste e di informazioni false incrementate da un interessamento mediatico a livello nazionale del tutto ingiustificato e deviante. Tanoni ripercorre la storia partendo dal 1997, quando venne adottata la famosa variante al piano regolatore che permetteva l’edificazione di una certa cubatura in quell’area di cui allora lui non era proprietario ma apparteneva a Igino Guzzini che due anni dopo ottenne la concessione edilizia con parere favorevole della Soprintendenza. “Perciò, quando io acquistai l’area da Guzzini, era già edificabile con una volumetria assentita di circa 2.900 mc, tale da consentire la realizzazione di 8 o 9 case a schiera.” Ma cosa è successo poi? “Che venne imposto il vincolo, continua Tanoni, che io ho impugnato perché lo consideravo, dal punto di vista giuridico, del tutto infondato tanto che ho vinto il ricorso straordinario presentato al Presidente della Repubblica.” Nel frattempo, però, aggiunge Tanoni, “nel mio stesso quartiere urbanistico, nel 2005, regnante Corvatta, veniva autorizzato il progetto, a distanza di alcuni metri dalla mia proprietà, che prevedeva un aumento volumetrico e sopraelevazione di un’abitazione. Ci tengo a precisare che questo privato ha fatto quello che gli era consentito fare in maniera del tutto legittima. Io non ce l’ho con lui ma con chi oggi vuol dare lezione di urbanistica, cioè Corvatta, che dice cose non vere perché se giustizia ed equità fossero state le sue stelle polari io non avrei avuto difficoltà nel 2005 a costruire a mia volta, invece per me non fu consentito. Di fronte, infatti, ad una mia identica richiesta il dirigente dell’UTC mi trasmise il diniego perché per me era necessario un piano di recupero mentre per il mio vicino bastava un intervento diretto.” Anche in quella occasione venne impugnato il provvedimento del dirigente. Poi è storia di questi giorni con la realizzazione del progetto che utilizza una cubatura minore rispetto a quella autorizzata a suo tempo e così si sfata un altro mito, quello di aver utilizzato il piano casa per aumentare la volumetria. “Non è vero assolutamente perché il piano casa a cui ho fatto ricorso mi è servito solo per spostarmi leggermente dal lotto d’insediamento. Per non correre il rischio, infine, di un intervento invasivo ho abbassato il manufatto di un metro e mezzo in modo da rimanere sotto il piano stradale e il muro, che oggi si vede da lontano, sparirà del tutto. Faccio una domanda: quanti cittadini normali come me avrebbero potuto resistere a dodici anni di ostilità della pubblica amministrazione del tutto illegittima come è stato dichiarato dal Presidente della Repubblica?”