Recanati può e deve diventare ciò che merita: essere una città conosciuta a livello mondiale per la sua qualità culturale, imprenditoriale e turistica. A dirlo è il prof. Franco Carcassi, docente della Business School del il Sole 24 Ore, partnership dello Studio Baldassari Comunicazione, incaricato dal Comune di Recanati di svolgere un’indagine su come la città possa avviare la propria ripresa economica. I dati, esibiti oggi presso l’Aula Magna ai rappresentanti delle Istituzioni Pubbliche e dell’imprenditoria, hanno accertato ciò che già si percepiva. Recanati raggruppa diverse eccellenze: paesaggistiche, artistiche, culturali imprenditoriali e sportive. E’ bella, ben pulita, sicura, incastonata in un territorio strategico dal punto di vista paesaggistico, con i suoi panorami mozzafiato da qualsiasi parte si guardi, eppure non è ancora riuscita a sfruttare tutta la sua potenzialità. Un virtuosismo concentrato in 130 km quadrati di territorio che rappresenta un “volano per ripartire”, come ha detto il sindaco Fiordomo. La ricerca, voluta dall’assessore Taddei, è stata condotta attraverso interviste face to face a turisti italiani e stranieri, sia che abbiano o no visto la città, 330 in loco e 200 a Roma, 300 residenti e 20 testimoni della vita culturale, economica e imprenditoriale locale, cosiddetti stakeholder. Al progetto hanno lavorato 36 ricercatori, presentati dalla coordinatrice Dott.ssa Bitti. L’indagine sperimentale è stata portata avanti con tre diverse metodologie di analisi: Il modello cognitivo Keller, dove si cerca di costruire una “brand identità” che faccia colpo sul consumatore/turista, che dal campione analizzato ha un’età media intorno ai 42 anni ed è colto. Nelle 6 dimensioni di Anohlt esposte dalla dott.ssa Iannini, emerge che Recanati è Leopardi, ed è conosciuta per i suoi beni storico-artistici. I cittadini hanno un grande affetto per Beniamino Gigli il quale però non si sviluppa come elemento distintivo della città. Recanati per i turisti ha poco traffico, per i cittadini è piuttosto “cara”. Secondo gli stakeholder ci sono ottime imprese ma pochi sbocchi di lavoro. Recanati non ha ritmo, non è una città per giovani, non favorisce lo shopping, non ha attività fieristico-congressuali, è carente nella qualità delle strutture ricettive. Anche se è finalizzata all’accoglienza turistica, dagli incontri non nasce nessun confronto su temi artistici, musicali, economici, ecc. Il dato positivo è che i recanatesi sono consapevoli di questo limite. Sicurezza, parcheggi, strade sono accettabili ma l’attenzione dei residenti e degli stakeholder si concentra sulla scarsa assistenza sanitaria. Infine la web analysis, esposta dalla dott.ssa Awad, dove si constata che sul web Recanati è citata in discussioni di tipo culturale (36%), religioso (36%) e paesaggistico (22%). La poca presenza sul web offre la possibilità di sviluppare una web strategy . A tal proposito come suggerimento la dottoressa propone come esempio, di aprire una pagina web dedicata al bellissimo Museo dell’Immigrazione, oppure puntando sui social e pubblicare video con le riprese più suggestive della città. Visto il potenziale elevatissimo e ancora tutto da sfruttare, la proposta generale è quella di creare un “Laboratorio Recanati – Laboratorio permanente aperto al Mondo” dove i protagonisti della vita della città possano trovare le aree con cui creare sviluppo economico e culturale in cui l’Amministrazione Comunale sia promotore di attività di ricerca. Il ruolo di coordinamento potrebbe essere affidato al Campus Infinito che dispone già di strutture organizzative. La suggestione proposta è quella di creare un evento annuale a carattere internazionale che duri dai tre ai sette giorni dove ogni sera sia proposta una performance. Dal pubblico si sono sollevate voci di apprezzamento, tra cui quella di Sua Eccellenza il Vescovo Mons. Marconi, con l’augurio che questo progetto abbia una continuità e non venga accantonato dalle successive amministrazioni.
Nicla Cingolani
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