Aria …. bollente all’ex ospedale Santa Lucia

Pale dei ventilatori che girano vorticosamente  nelle camerate del reparto di  lungodegenza della medicina: un rimedio povero e antico ma al quale sono costretti a ricorrere gli operatori dell’Ospedale Santa Lucia per attenuare il caldo opprimente. Un problema annoso, mai risolto, anche se il reparto ospita prevalentemente  persone anziane che più di altre soffrono questa ondata di calore, soprattutto se sono allettate con tutte le difficoltà connesse alle piaghe da decubito e all’insufficienza respiratoria. Per costoro la situazione diventa pressoché insopportabile già dalle prime ore del mattino e a ben poco servono le pale in movimento e i finestroni completamente spalancati. Che fine hanno fatto le promesse, fatte da ogni direttore generale che si è avvicendato alla guida dell’Asur prima e dell’Area Vasta poi, sull’imminente installazione di un impianto di condizionamento d’aria? Promesse, appunto, che sono rimaste tali anche quando il reparto di medicina generale si è trasformato in lungodegenza dove quei lavori sono avvertiti come ancor più necessari considerata la tipologia dei pazienti ricoverati, quasi sempre ultra settantenni.

Alcuni familiari, oltre a lamentare questo disagio, non mancano di segnalare l’assenza persino, lungo i corridoi del reparto, dei poggiamano per chi volesse fare due passi. E che fine hanno fatto, infine, i letti elettrici, pure quelli promessi per rendere più confortevole la permanenza a letto?

Ormai è noto come la strada per l’inferno è  lastricata di buone intenzioni. Ne sanno qualcosa anche gli operatori della radiologia che attendono, da circa un anno, il ritorno del mammografo per evitare che le donne, che hanno bisogno di un esame, vengano dirottate a Civitanova Marche. Nel marzo scorso il direttore Pierluigi Gigliucci, partecipando ad una riunione della commissione sanità del comune leopardiano, aveva annunciato che era stata adottata a tal proposito una delibera di spesa di 100 mila euro e che, quindi, tempo 4/5 mesi, a Recanati sarebbe riornato ad operare questo servizio. Siamo al quinto mese e non si hanno notizie.

Per non parlare del medico radiologo promesso da più di un anno per coprire il turno pomeridiano. Nei cahiers de doléances ci finiscono pure i lavori fermi da diverso tempo della nuova dialisi (il cantiere è stato aperto nel febbraio scorso) mentre si fanno di nuovo minacciose le voci di una possibile trasformazione del servizio in Cal (centro di assistenza limitata) senza più, quindi, la presenza del medico e con il trattamento solo di pazienti meno problematici.

Uno stato generale  di desolazione  che si appesantisce in questo periodo anche per la chiusura, sino a dopo ferragosto, della chirurgia a ciclo breve.

 

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