“Ma quale complotto. Il sindaco chieda scusa e basta.” Umberto Pirsanti sulla vicenda della proiezione del film “Israele, il cancro!”

Il poeta e scrittore Umberto Piersanti, candidato nel 2005 al premio Nobel per la letteratura, respinge con forza la tesi del complotto che  traspare dalle parole delle sindaco Fiordomo quando, non pago di aver concesso il patrocinio tecnico, così lo ha definito lui stesso, al film “Israele, il cancro”, proiettato in una sala pubblica della città, lamenta di una montatura partita da Recanati per mettere in cattiva luce l’amministrazione comunale. Questa tesi del complotto non va proprio giù a Piersanti che rivendica, invece, come tutta la vicenda sia partita proprio da lui “che non ho alcun interesse a combattere contro la giunta di Recanati, io che, peraltro, sono di tradizione moderata e riformista”.

La verità, insiste lo scrittore e poeta, è che “quando non si sa cosa dire o rispondere di fronte a cose gravi come queste, si tira fuori questa fantomatica tesi del complotto. Tutto nasce da un articolo che ho pubblicato sul Carlino che ha scatenato poi quello che ha scatenato. Fiordomo avrebbe dovuto semplicemente chiedere scusa. Più parla di complotto e di patrocinio tecnico più si ridicolizza.” Piersanti si meraviglia anche del silenzio che ha accompagnato questa iniziativa della proiezione del film da parte di associazioni, cittadini e forze politiche locali. Perché, dice, se non era lui a sollevare il caso tutto sarebbe morto lì. Piersanti manda infine un invito al sindaco Fiordomo: “Non si arrampichi più sugli specchi. Chieda scusa ai recanatesi, agli italiani e ad Israele. Non vada a dire che poi c’è stata la telefonata cordiale con l’ambasciatore che è dovuto anche intervenire tanto che la notizia è finita persino nei siti israeliani. Chieda scusa e basta. Il resto, la teoria del complotto è volgare, io non sapevo neppure chi fosse la giunta di Recanati.” In effetti la notizia è sbarcata anche in Israele.

Il sito web “ynetnews.com”, che si occupa di politica e cultura, informa i suoi lettori di quanto accaduto nella città leopardiana e scrive che “l’Ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilo, ha emesso una protesta pubblica contro lo screening del film sottolineando che il titolo 'Israele, il cancro' ricorda epoche buie della storia italiana ed europea in cui gli ebrei sono stati definiti come una malattia." La notizia termina riferendo che il sindaco ha telefonato all’ambasciatore offrendogli le sue scuse e sottolineando che l’Ente non ha sponsorizzato l'evento ma ha fornito solo una sala per la proiezione. "Ci auguriamo, ha detto alla fine l'ambasciatore Gilon, che, a seguito di questa mossa, altri sindaci ci penseranno due volte prima di consentire che tali eventi si tengano nei loro comuni".

 

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