Anche l’area camper è quasi sempre vuota.

L’area riservata ai camperisti, che sorge accanto e che fa parte integrante del progetto del Centro Città, è  sempre vuota. L’area, intanto, non viene offerta più gratuitamente ma si pagano 12 euro per ogni giorno di sosta. Il presidente del club dei camperisti recanatesi, Giuseppe Sala, ci dice che gli sono giunte diverse lamentele: “la sosta a pagamento è considerata un po’ cara e poi, per chi vuole regolarizzare la sosta, deve introdurre nel parchimetro 12 euro tutte in monete perché ancora non funziona la carta di credito né le banconote di carta.” Il bello, si fa per dire, è che accanto all’area camper c’è anche quella per gli autobus. Per gli autisti la cosa si complica maledettamente perché per loro la sosta minima è di mezza giornata al costo di 20 euro e 35 per l’intera giornata: dove le trovano tutte queste monete? Sulla colonnina, infatti, si parla ancora che la carta di credito è di prossima attivazione. Sala si rammarica anche che il Camping Club non sia stato sino ad oggi convocato dal Comune malgrado le promesse e che sono fuori dalla gestione di quell’area che è, invece, affidata per la sosta alla società che gestisce i parcheggi. “Ma non siamo neppure, ci dice, messi nelle condizioni di fare un minimo di accoglienza perché la nostra vecchia sede, posta a fianco dell’area camper, deve essere ancora ristrutturata. Noi, oggi, abbiamo la sede a Pintura del Braccio, lontano dall’area camper, per cui non possiamo avere neppure un minimo di contatto con i camperisti che hanno bisogno di informazioni.” Non ultimo, ma sicuramente non meno importante, è che l’area presenta “alcune anomalie circa il buon funzionamento. Parliamo del pozzetto discarico che, così come è posizionato ora, non è assolutamente utilizzabile in quanto è a ridosso del cordolo e della colonnina di rifornimento acqua: infatti la stragrande maggioranza dei veicoli ricreazionali ha il serbatoio di recupero acqua grigie centrale e nella posizione attuale del pozzetto rimarrebbe difficoltoso scaricare.”

di Antonio Tubaldi

 

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