Alfredo Moreti sul “dopo di noi”

Dopo il sindaco Fiordomo anche il presidente della Fondazione Ircer Alfredo Moretti si sente chiamato in causa dall’appello lanciato dal recanatese Giorgio Terruccidoro sulla difficile situazione di chi tutti i giorni deve fare i conti con il proprio handicap e una società che troppo spesso è sorda a queste problematiche. “Come presidente della Fondazione Ircer sul tema lavorativo posso far poco, afferma, mentre da tempo l’Ente che presiedo, che ha tra i suoi obblighi statutari quello di essere vicino alla persone che sono in difficoltà, sta valutando come occuparsi  non solo degli over 65 ma anche di tutti i portatori di handicap e del famoso progetto del dopo di noi. Potrebbe essere il momento giusto per provare a fare qualcosa, ci spero e ci credo molto.” Moretti chiama a raccolta tutti, dall’Amministrazione Comunale all’Ambito Territoriale, dall’Asur a tutto l’associazionismo presente e attivo sul territorio. “Ci sono in questa ultima fase del mandato delle possibilità di essere concreti e fattivi: c’è, ricorda, l’interesse della società civile, di alcuni imprenditori illuminati, dell’Amministrazione e della Fondazione che ora può pensare ad altro essendosi sgravata da alcuni pesi”. Nei sogni di Moretti c’è la voglia di “creare qualcosa di solido e non di temporaneo. Ho davanti agli occhi gli ospiti del centro diurno che conosco personalmente da oltre 30 anni e devo dire che sono invecchiati anche loro come noi e il problema diventa sempre più scottante non solo per loro ma anche per il residuo familiare che è rimasto con loro. Quando sento parlare i loro familiari una delle tematiche più dure da affrontare è proprio il dopo di noi e qualcuno di loro è disponibile anche a mettere a disposizione le proprie abitazioni. Allora perché non provare ad essere organizzativi e concreti sino in fondo? Gli Ircer potrebbe contribuire a dare un tetto e una casa”. Di ipotesi in campo ce ne sono già molte: dalle proposte delle singole famiglie a quella recente avanzata dai Padri Passionisti che vivono a le Grazie “in una struttura incredibilmente bella ma in gran parte non utilizzata che potrebbe diventare una specie di casa-alloggio anche con l’aiuto delle associazioni che hanno gli strumenti tecnici per muoversi su questo settore. I tasselli debbono essere ancora definiti e organizzati ma in questo momento c’è già la volontà forte di molti di noi di muoversi in questo settore e organizzarsi in qualche modo”.

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