Giacomo Regnicolo non è l’uomo ombra contro la gestione Niccoli

A poco più di 48 ore dall’assemblea dei soci della BCC (Banca di Credito Cooperativo di Recanati-Colmurano), rompe il silenzio Giacomo Regnicolo, presidente della Banca dal 2007 sino al settembre del 2011, stanco, dice, di essere tirato in ballo ingiustamente come se solo lui fosse la causa di tutte le difficoltà che sta attraversando l’istituto di credito. Sfata, intanto, il sospetto, alimentato da alcuni, che sia l’uomo ombra del gruppo di soci che si sono candidati al posto degli amministratori cooptati nell’ottobre scorso dopo le dimissioni di alcuni consiglieri e dello stesso Regnicolo. “Io le mie battaglie le faccio a viso aperto e in questa campagna elettorale non faccio il tifo per nessuno. Sono un semplice socio che parteciperò all’assemblea.” Regnicolo teme che da questo scontro in atto si aprano delle ferite mortali per la banca perché sente troppo “astio e acredine” da parte dell’attuale dirigenza non escludendo il pericolo del ricorso alla via giudiziaria. “Ciò farebbe solo del male alla banca che ha bisogno di tutto meno che di un clima di incertezza e di terrore sul suo futuro.” L’ex presidente rivendica, intanto, per chiarezza, che la revisione del comparto del credito da parte della federazione marchigiana delle BCC fu voluta proprio da lui e dal consiglio di amministrazione. Revisione, svoltasi nel periodo aprile-luglio 2010, che evidenziò come nei confronti di alcune aziende, che nel periodo 2007- 2010 hanno attraversato momenti di difficoltà e di sofferenza, gli affidamenti erano diminuiti a dimostrazione che non ci fu alcuna operazione scellerata. Tutte queste aziende non erano state inserite, nell’ispezione della Banca Italia, fatta nel periodo ottobre 2008 – gennaio 2009,  ad incaglio, cioè in momentanea difficoltà né a sofferenza. Le cose, quindi, secondo Regnicolo, si sono aggravate dopo l’esplosione della grave crisi economica che tutt’ora stiamo attraversando. Regnicolo rivendica a sé e al cda, inoltre, l’avvio del piano di risanamento della banca che ha permesso di chiudere il 2011 con un utile. All’attuale presidente Niccoli rimprovera, invece, gli eccessivi toni allarmistici usati nel corso  delle assemblee con i soci e il voler insistere con la modifica della statuto che introdurrebbe, se approvata, la clausola di gradimento dei soci eletti.

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