A pochi giorni dall’assemblea dei soci del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, per l’approvazione annuale del bilancio, l’attuale presidenza e consiglio di amministrazione portano a casa un grosso risultato contro chi l’anno scorso, proprio in questo periodo, aveva tentato di mettere in discussione la trasparenza della gestione contabile dell’Ente e la capacità di governo dell’attuale presidenza e cda. Per ben due volte, infatti, il Ministero ai beni Culturali, nel settembre scorso Giancarlo Galan e successivamente il sottosegretario Roberto Cecchi dell’attuale governo Monti, ha ribadito la regolarità dei bilanci e delle nomine effettuate malgrado sia stato più volte sollecitato a prendere provvedimenti sia da due ex revisori di conti del Cnsl (Refi e De Nicola), con una lettera nelal quale denunciavano una situazione drammatica dal punto di vista contabile del prestigioso Ente di Cultura, sia, da una duplice interrogazione parlamentare di un deputato del Pd del collegio di Pesaro. Non si risparmiò, allora, neppure l’amministrazione Fiordomo nel mettere sotto accusa la gestione Corvatta auspicando un cambio di indirizzo e di persone ai vertici del Centro Studi. Invece non solo il Ministro Galan ha approvato, senza sollevare alcun rilievo, i bilanci dell’Ente ma, qualche mese dopo, il sottosegretario Cecchi, nel rispondere all’’interrogazione parlamentare, oltre a ribadire che i conti erano a posto, ha ripreso l’interrogante perché sarebbe incorso in una errata interpretazione della legge. Inoltre il rappresentante del Governo Monti ha precisato che le competenze del Ministero si limitano alla verifica della regolarità della gestione di contributi erogati ritenendo del tutto esaurienti le relazioni del Collegio dei Revisori dei Conti in cui all’interno, peraltro, c’è un rappresentante dello stesso Ministero, nella persona di Maria Napoleoni. Polemiche purtroppo che minano in qualche modo l’immagine del Centro Studi che da tempo è costretto ad un braccio di ferro con l’amministrazione comunale, non ultima la querelle sul parcheggio in un’area di sua proprietà che il Comune voleva espropriare per ricavarci 50 posti auto. Vicenda che sembra si sia definitivamente chiusa con un nulla di fatto anche per l’intervento del Ministero che ha dichiarato quell’area patrimonio culturale indisponibile.