Chiesto il parere del Consiglio delle autonomie locali
La Giunta regionale ha stabilito nuovi criteri di riparto agli enti locali e agli Ambiti territoriali sociali del Fondo unico per le Politiche sociali, sui quali è stato ora chiesto il parere al Consiglio per le autonomie locali. Le risorse disponibili per il 2012 sono pari a 9 mln di euro a cui si aggiungerà un milione di euro prima destinato alla premialità per la gestione associata e che verrà invece gestito direttamente dagli ambiti.
Il Fondo unico era composto da una quota regionale e da una nazionale ma con la progressiva scomparsa del trasferimento nazionale alla Regione, questa ha dovuto progressivamente incrementare la propria quota di finanziamento, quindi i dieci milioni di euro per il 2012 sono tutte risorse regionali, mentre lo scorso anno si disponeva di circa 5 milioni di euro da parte del governo nazionale.
“Con i nuovi criteri adottati dalla Giunta – continua Marconi – si intende dare attuazione alle linee previste dal Piano socio-sanitario, potenziando il ruolo degli ATS, e quindi trasferendo le risorse direttamente agli ATS e, più in particolare agli enti capofila dei vari Ambiti, demandando ai rispettivi Comitati dei sindaci ampia autonomia decisionale circa le modalità di utilizzo”.
Viene così superata la precedente impostazione con criteri di riparto matematici, a favore di un tipo di programmazione stabilita dal Comitato dei sindaci istituiti all’interno dei rispettivi ATS.
“Gli enti locali – afferma Marconi – rappresentano un tassello importante nella programmazione socio-sanitaria il cui livello decisionale spetta però alla Regione nell’ambito delle proprie prerogative. In ambito socio-sanitario la concertazione non può quindi essere vista come uno strumento per condizionare le scelte o dilatare i tempi ma va vissuta come collaborazione proficua con la Regione, che è competente in materia, in modo da garantire l’approvazione del Piano socio-sanitario nei tempi previsti, entro l’estate”.
A gestire le risorse sarà l’ente capofila dell’ATS e, a partire dal 2013, lo farà in maniera diretta evitando trasferimenti agli enti locali ricadenti nell’ATS.
Dal prossimo anno le risorse saranno impegnate e liquidate solo a condizione che sia nominato il coordinatore di ATS; che sia stato istituito l’Ufficio di promozione sociale di ATS in cui l’utente manifesta il proprio bisogno; che sia adottato da parte di tutti i Comuni il trasferimento formale di funzioni sociali all’ATS; che sia deliberato dal Comitato dei sindaci l’utilizzo dell’ISEE quale unico strumento del calcolo del reddito per l’accesso ai servizi e interventi che richiedono la compartecipazione dell’utente; che sia regolamentato in modo omogeneo l’accesso ai servizi; che siano infine adempiuti correttamente gli obblighi informativi circa la spesa sociale dei Comuni.
Delle risorse disponibili, ad ogni ATS andrà una quota fissa di 40 mila euro; 750 mila euro sarà destinata, quale quota di riserva, per i Comuni che fanno parte delle Comunità montane da ripartirsi in proporzione alla loro popolazione comunale residente; della quota restante, il 25% sarà assegnato in proporzione alla superficie del territorio dell’Ambito, il 75% con riferimento alla popolazione in proporzione a quella residente nell’Ambito.
“Maggiore collaborazione e nessuna invasione di campo”. Lo chiede l’assessore regionale ai Servizi Sociali, Luca Marconi, dopo l’approvazione odierna, da parte della Giunta regionale, della ripartizione del Fondo regionale per le politiche sociali. Dal provvedimento emerge, secondo l’assessore, “la volontà della Regione di confrontarsi con le esigenze del territorio. Analoga disponibilità e rispetto dei ruoli devono però manifestarsi anche da parte degli enti locali nel settore della sanità”. Secondo Marconi, dall’atto oggi approvato, “risulterà chiaro a tutti, a cominciare dagli amministratori locali che, come più volte da me affermato, c’è una responsabilità condivisa tra Comuni e Regione per le politiche sociali e sociosanitarie, mentre è esclusiva la competenza della Regione in campo santuario. Tali responsabilità derivano ovviamente sia da disposizioni di legge, sia dalle competenze finanziarie. Speriamo che nella chiarezza delle responsabilità ognuno faccia la propria parte: i Comuni sostengano con forza la spesa sociale, la Regione mantenga in salute il bilancio sanitario per liberare le risorse a favore del territorio e dell’integrazione socio sanitaria. Chiediamo ai sindaci un atteggiamento di maggiore collaborazione, per portare a termine il percorso di riforma avviato, a beneficio degli interessi della comunità marchigiana”.