RECANATI. Strade, fogne, illuminazione, verde, quante opere di urbanizzazione sono ancora a carico dei privati, perché non si è proceduto ancora al loro collaudo da parte del Comune? “Sono una infinità, ci dice Galassi e per molte di queste che risalgono ad anni addietro è davvero problematico chiudere al partita.”
A quanto pare si contano ad oggi ben 58 convenzioni urbanistiche che sono ancora aperte e sono convenzioni che partono dagli anni ’80 e arrivano sino ai giorni nostri. Ma come può accadere che si creino queste situazioni? “La prima cosa che dovrebbe fare l’impresa edile, rammenta Galassi, è quella di realizzare le opere di urbanizzazione e cioè realizzare le strade, i marciapiedi, le aree verdi attrezzate, sistemare le fognature, portare i pali delle luce e tutto dovrebbe essere perfetto, funzionante e collaudato. Ma la prassi è tutt’altro. Man mano che si vendono le case si fa un pezzetto di strada, il marciapiede magari non lo si termina neppure, i collaudi nemmeno a parlarne e cosi passano gli anni e può capitare, come è capitato più volte che alcune imprese sono nel frattempo fallite. Un caso emblematico, ad esempio, è via Mattutini, popolosa via che si trova nel quartiere di Fonti San Lorenzo la cui strada si trova in condizioni pietose. Su questa lottizzazione, come su altre, l’ufficio tecnico sta lavorando per venirne a capo.
“Ma se nelle lottizzazioni vecchie di 30 anni siamo disposti, o costretti, afferma ancora Galassi, a chiudere un occhio, in quelle più recenti no. Non ci sarà collaudo né presa in carico delle opere se tutto non sarà a norma. Prima si fanno le opere urbanizzazione come si deve e poi si costruisce, da noi spesso e volentieri è accaduto l’opposto, con persone che vanno ad abitare in case prive di luce pubblica, asfalto, marciapiede…Questo non deve accadere, nonostante la crisi in atto, la serietà ed il rispetto delle regole non deve mai venire meno, per troppo tempo si è operato con superficialità e approssimazione.”
Comunque alcune si è riusciti a chiuderle: una a Romitelli, un’altra in via Vuoli, mentre è ancora aperta quella sotto via Ugo la Malfa, in cui residenti aspettano dal 2004 il collaudo definitivo. Chiuderle tutte nel breve tempo non è possibile, conclude Galassi, è un lavoro duro, occorre recuperare vecchi faldoni, vecchi progetti per poi analizzare lo stato di fatto.” Senza pensare che finche il collaudo non è avvenuto e il Comune non ha preso in carico le relative opere, queste sono sulle spalle dei privati, che hanno ancora aperte polizze fideiussorie.