Recanati. Noi democratici e progressisti di Recanati sosteniamo la candidatura di Pier Luigi Bersani nelle primarie che porteranno alla scelta del candidato premier della coalizione di centro-sinistra perché crediamo nella necessità di un risveglio della fiducia nel futuro per tutti gli italiani, a partire dai giovani e dalle donne.
Sosteniamo Bersani perché, prima di tutto, riteniamo necessario colmare la frattura tra cittadini e politica con l’obiettivo di ricostruire quel patrimonio collettivo che la destra e i populismi stanno disgregando: la qualità della democrazia, la dignità di ciascuno, legalità, cittadinanza, partecipazione. La realtà è che mai come oggi nessuno si salva da solo e nessuno può stare bene davvero, se gli altri continuano a stare male.
Sosteniamo Bersani perché al centro del suo programma ci sono la dignità della persona umana e il rispetto dei diritti individuali e perché crediamo che sanità, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove non devono esserci né il povero né il ricco e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese.
Sosteniamo Bersani perché con lui immaginiamo un progetto-paese che individui grandi aree d’investimento, di ricerca, di innovazione verso le quali orientare il sistema delle imprese: la qualità e le tipicità, la mobilità sostenibile, il risparmio e l’efficienza energetica, le scienze della vita, le tecnologie legate all’arte, alla cultura e ai beni di valore storico, l’agenda digitale, le alte tecnologie della nostra tradizione. Bisogna inoltre dare più forza e prospettiva alle nostre piccole e medie imprese aiutandole a collegarsi fra loro, a capitalizzarsi, ad accedere alla ricerca ed alla internazionalizzazione.
Sosteniamo Bersani perché crediamo che, se vi è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della ricerca e della formazione. Dalla scuola dell’infanzia e dell’obbligo alla secondaria e all’università: la sfida è avviare il tempo di una società della formazione lunga e permanente che non abbandoni nessuno lungo la via della crescita, dell’aggiornamento, di possibili esigenze di mobilità.
Sosteniamo Bersani perché non si esce dalla crisi se chi ha di più non è chiamato a dare di più. La ripresa economica richiede politiche di contrasto alla povertà, anche in un Paese come il nostro dove il fenomeno sta assumendo caratteri nuovi e dimensioni angoscianti. I “nuovi poveri”, per altro, continuano ad assistere allo scandalo di rendite cresciute a livelli indecenti, a ricchezze e proprietà smodate che si sottraggono a qualunque vincolo di solidarietà. A tutto questo bisogna finalmente mettere un argine. Per noi parlare di uguaglianza significa guardare la società con gli occhi degli “ultimi”. Di coloro che per vivere faticano il doppio, perché sono partiti da più indietro o da più lontano o perché sono diversamente abili. Se poi guardiamo alle generazioni più giovani, il tema dell’uguaglianza si presenta prima di tutto come possibilità di scelta e parità delle condizioni di accesso alla formazione, al lavoro, a un’affermazione piena e libera della loro personalità.
Sosteniamo Bersani perché crediamo che la dignità del lavoratore sia da rimettere al centro della democrazia, in Italia e in Europa. Questa è anche la premessa per riconoscere la nuova natura del conflitto sociale: non più solo antagonismo tra impresa e operai, ma anche tra mondo complesso dei produttori, cioè delle persone che pensano, lavorano e fanno impresa ed eccessive rendite finanziarie. Bisogna perciò costruire alleanze più vaste, oltre i confini tradizionali del patto tra produttori. La battaglia per la dignità e l’autonomia del lavoro, infatti, riguarda oggi il lavoratore precario come l’operaio sindacalizzato, il piccolo imprenditore o artigiano non meno dell’impiegato pubblico, il giovane professionista sottopagato al pari dell’insegnante o del ricercatore universitario.
Sosteniamo Bersani perché dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando. E’ una strada che l’Italia ha già percorso, e sempre con esiti disastrosi. In democrazia ci sono due modi di concepire il potere: usare il consenso per governare bene oppure usare il governo per aumentare il consenso. La prima è la via del riformismo. La seconda è la scorciatoia di tutti i populismi e si traduce in una paralisi della decisione. La crisi della democrazia non si combatte con “meno” ma con “più” democrazia. Il che significa più rispetto delle regole, una netta separazione dei poteri e l’applicazione corretta e integrale di quella Costituzione che rimane tra le più belle e avanzate del mondo. In questo senso siamo convinti che il suo progetto di trasformazione civile, economica e sociale sia vitale e per buona parte ancora da mettere in atto.
Massimo Corvatta, Coordinatore Comitato Recanati per Bersani