La collaborazione tra scuola e famiglia: un valore da recuperare

Recanati. Con questo articolo, Girio Marabini, ex dirigente scolastico, per cinque anni alla guida dell’Itis di Recanati, inizia la collaborazione con il sito di radio Erre, sui problemi della scuola e dell’educazione dei ragazzi. Un augurio da tutti noi di buon lavoro.

 

In questo momento nelle scuole  fervono i preparativi  per il rinnovo degli organi collegiali, il solito rito divenuto routine. L’anno scolastico si è aperto  con le sue luci ed ombre in un momento veramente difficile. La crisi economica e sociale si riflette in modo drammatico sulle relazioni umane e sulle famiglie.

Le argomentazioni che seguono potranno sembrare eccessive e pessimistiche, ritengo tuttavia siano necessarie per avviare una discussione su questi temi, spesso considerati con noia e sufficienza da parte dell’opinione pubblica. Quale futuro può aver, tuttavia, una società che non punti sull’infanzia come risorsa della specie umana? Nell’economia di un abstract per internet il linguaggio non potrà essere che sintetico e per suggestioni, e me ne scuso.

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Oggi non vi sono più certezze, manca il lavoro, la società si è fatta sempre più complessa e competitiva. Il susseguirsi caotico degli eventi amplificati dai media è tale che i genitori, le famiglie, non riescono più a tenere il passo.

I giovani sono sempre più lasciati soli. Il loro silenzio è “assordante”: seppure recentemente hanno provato a far sentire la loro voce , in forme se vogliamo esagerate, nessuno li ha ascoltati. Non esprimono più le loro idee, le loro aspettative, amano i loro genitori ma  parlano poco con loro. Sembrano ormai stretti nella morsa di questa società a-centrica priva cioè del centro dei valori. Questa società li spinge solo nella direzione dell’apparire senza più limiti né al pudore né all’etica, considerando l’umanità un oggetto e un soggetto di consumo. Non ci si scandalizza più di niente anzi guai a scandalizzarsi.

I genitori in genere vivono una situazione di insicurezza che li porta a concedere ai loro figli una autonomia che non corrisponde all’età e alla maturità della persona. L’autonomia andrebbe invece conquistata con un comportamento serio e responsabile.

A scuola gli insegnanti  si accorgono di quanto sta capitando: molti genitori non sanno più dire di no; questo vuoto di autorità lascia indifesi i figli.

Alcune scuole soprattutto primarie, veramente eccellenti, pur tra mille difficoltà, hanno saputo svolgere un ruolo di supplenza educativa , ponendosi come presenza viva nel territorio; stabile punto di riferimento in un contesto frammentato, incoerente, caratterizzato  da una politica incapace di riforme coraggiose, di grande respiro rivolte alla formazione integrale della persona. Occorre proseguire sulla strada tracciata da quelle scuole  , con coraggio nonostante gli scarsi mezzi a disposizione.

La scuola  non può allontanare da sé tale ruolo nelle situazioni, e purtroppo sono sempre più frequenti,  in cui  si registra l’assenza della famiglia.

Molti genitori  capiscono l’importanza di riconquistare il proprio ruolo che non è semplicemente quello di essere amici dei loro figli ma di essere “padre” e di essere” madre” e come tali portatori di un amore esigente.

Non dobbiamo dimenticare che  alla famiglia, alla sua integrità, sono collegati valori fondamentali che non possono essere violati senza conseguenze: gli attacchi contro la famiglia sono quotidiani  come gli attacchi contro la vita.

E un attacco contro la famiglia è questa grave crisi economica : pensiamo   al dramma di quei genitori che perdono il lavoro e non possono assicurare un futuro dignitoso ai propri figli.

Pensiamo poi ai giovani che terminano gli studi e che non trovano lavoro: una generazione senza speranza, preda di ogni pericolo.

E allora mi domando: che Stato è quello che non assicura alle giovani generazioni un futuro e non sostiene le famiglie?

I valori economici e le leggi del mercato purtroppo sono al vertice della gerarchia dei valori umani.

Tra i notevoli danni prodotti dalla crisi economica di questi tempi   il più grave è quello che abbiamo perso di vista il senso e il significato della vita.

L’uomo oggi conta solo per il lavoro che svolge e il ruolo che occupa: manager, scienziato, uomo di affari, politico ( si può sollevare ad esempio parlare di problemi politici e amministrativi solo se si rappresenta un partito, un’associazione,o si è consiglieri di qualche Istituzione ecc.) Diviso in tanti ruoli perde la sua identità ed è costretto dalla concorrenza degli altri a imporsi con ogni mezzo e a spese degli altri. Chi è fuori dal mondo della produzione è lasciato in disparte, non conta più nulla, nessuno lo aiuta, neppure  le Istituzioni. E’ la logica del mercato: anche l’uomo è merce di consumo!

Se così è dobbiamo fare in modo che i nostri giovani non abbiano come obiettivo solo il lavoro(anche se esso è comunque una esigenza) , ma la costruzione di un progetto di vita : la  reale funzione del lavoro è infatti  quella della realizzazione integrale della persona.

La scuola in questa direzione potrebbe  fare molto. Eppure oggi la scuola, soprattutto il settore superiore che si occupa di adolescenti, appare impotente, sempre più chiusa, ai fini nobili dell’istruzione si dirà, nella quotidianità dei programmi, del medium del voto , della lezione standardizzata, della trasmissione  di un sapere codificato. Al contrario occorrerebbe trovare il giusto raccordo tra istruzione ed educazione, in continuità con l’educazione famigliare.

A scuola, in classe, si dovrebbe dare spazio alla collaborazione e alla solidarietà più che alla competizione,  insegnando ad organizzare il proprio tempo, a dedicare ore anche a se stessi e alla propria famiglia, allo studio personale e all’impegno solidale nel volontariato, fornendo anche un adeguato metodo di lavoro.

Per fare questo la scuola deve aprirsi alla famiglia, con trasparenza e amicizia, ed essa si apre realmente alla famiglia , quando sollecita i suoi interventi, quando ascolta ciò che hanno da dire i genitori, quando sa cogliere il disagio dei giovani e sa intervenire. Chi meglio dei genitori conosce il proprio figlio?

I figli infatti sono principalmente della famiglia.

La Costituzione Italiana al primo comma dell’art.29 riconosce i diritti della famiglia. Quell’articolo nella sua enunciazione stabilisce di fatto che la famiglia ha una sfera di ordinamento autonomo nei confronti dello Stato, il quale, quando interviene, si trova di fronte ad una realtà che non può menomare né mutare. I diritti della famiglia sono dunque originali e preesistenti, per questo la scuola non può supplire completamente ai compiti dei genitori, ma può espletarne un ruolo integrativo di aiuto e sostegno. Non solo istruzione ma anche educazione!

La famiglia pertanto non deve temere di chiedere alla scuola l’attenzione che i propri figli meritano. I genitori devono essere presenti, devono pressare gli insegnanti, pretendere da loro, che sono professionisti, il massimo impegno e una presenza significativa. Questo ruolo attivo  di stimolo, di attenzione e di controllo può essere esercitato solo all’interno di una organizzazione scolastica definita nel senso di una comunità sociale o meglio di sistema sociale aperto.

Purtroppo oggi il processo di partecipazione dei genitori alla vita della scuola si è  notevolmente ridotto.

I comportamenti operativi della scuola in questi anni hanno giocato un ruolo determinante per ridurre nei fatti la partecipazione dei genitori.

Al contrario , costruire un sistema sociale aperto implica la necessità di un lavoro comune. Partecipare dovrebbe assumere il valore dell’interagire: elaborare una comprensione comune di un problema può esserne un esempio. Le soluzioni in questo modo possono diventare evidenti e condivise eliminando così ogni conflittualità.

Ognuno faccia la sua parte: la collaborazione tra scuola e famiglia è decisiva per il futuro dei nostri giovani.

In questo senso, in vista della elezione degli organi collegiali (consigli di classe e consiglio d’Istituto) l’invito rivolto ai genitori non può che essere quello di partecipare portando il proprio contributo e seguendo con passione  la vita della scuola, che è poi una parte della vita dei propri figli.


Girio Marabini

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