RECANATI. Carlo Ambrosini, ginecologo in pensione, condannato in sede civile, insieme al suo collega Silvano Scarponi, dal Tribunale di Macerata a risarcire due coniugi di Ancona di circa 200.000 euro per la morte della loro bimba, soffocata dal cordone ombelicale, parla senza mezzi termini di “malagiustizia, di episodio vergognoso e di imbarbarimento che produce sfiducia verso la magistratura”.
Ha già dato mandato ai suoi legali di ricorrere in appello perché, sostiene, non si era mai visto subire una condanna in sede civile dopo che il processo penale a loro carico si era concluso con la piena assoluzione. Il fatto risale al 1999. La madre della bimba venne ricoverata all’ospedale di Recanati (per i giudici troppo tardi) e sottoposta al taglio cesareo quando ormai il cordone ombelicale aveva avvolto per ben tre volte il collo della nascitura procurandole la morte.
“L’esame autoptico, scrive Ambrosini, conferma la causa della morte e la include nelle morti accidentali. La donna , invece, ci denuncia e ci accusa di aver causato la morte del feto per imperizia. Si procede con un processo penale che vede come periti nominati del Tribunale di Macerata due docenti dell’Università Cattolica di Roma.” I Periti, continua nel racconto il medico recanatese, nelle loro conclusioni scrivono: “quanto l’ostetricia rimanga ancora condizionata in casi così sfortunati, da limiti consistenti nella capacità di previsione e di valutazione, con evenienze purtroppo imprevedibili, nei limiti delle umane capacità mediche.”
Dopo le conclusioni dei Periti, che scagionano i medici, il Giudice di Macerata emette la sentenza dichiarando il non luogo a procedere a carico del dottor Ambrosini e del dottor Scarponi perché il fatto non sussiste. “Allora, tutti gli Avvocati sanno che quando una causa finisce con questa dicitura , non si può procedere ad una causa civile riproponente gli stessi argomenti.” Ma il giudice del Tribunale civile di Macerata non è stato dello stesso avviso permettendo che si celebrasse ugualmente il processo e condannando i due professionisti al risarcimento.