Recanati. Nota della lista civica FAMIGLIA IDENTITA’ TERRITORIO – 4.12.2012
I recanatesi, in particolare i residenti nella contrada Addolorata-Ricciola-Spaccio Tombesi, potranno ringraziare il Sindaco e la maggioranza che lo sostiene (PD-SEL-UDC) per l’impianto biogas che sorgerà davanti alle loro case. Ciò in quanto la maggioranza del consiglio comunale del 30 novembre ha respinto l’ordine del giorno, presentato dalle minoranze, di netta contrarietà al rilascio di autorizzazioni per realizzare impianti a biogas o biomasse in tutto il territorio comunale. Il comune di Recanati avrebbe potuto chiedere alla regione Marche che l’intera città di Recanati, al pari di Urbino, fosse inserita, per la sua unicità culturale leopardiana e valenza turistica, nell’elenco delle aree non idonee all’ubicazione dei suddetti impianti. Tutto ciò sulla base dell’atto, in corso di preparazione da parte della regione, di cui all’articolo 1 della legge regionale n. 30 del 19 ottobre 2012. Se ci fosse stata la volontà politica della maggioranza, il comune di Recanati avrebbe potuto essere inserito tra le aree non idonee, per legge, all’installazione di tali impianti previsto nell’atto in gestazione. Ciò in quanto, proprio la regione Marche, nel marzo 2009, ha approvato una delibera con la quale richiede che la città di Recanati sia inclusa nella lista dei beni tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Per questo stesso motivo, tutto il comune di Urbino sarà area non idonea all’installazione di questi impianti. Recanati invece no, semplicemente perché il comune di Recanati non lo richiederà. Perché questa amministrazione comunale non ha voluto cogliere questa opportunità? Ancora una volta il Comune si è posto in modo prono rispetto alla volontà del PD regionale di favorire la massima diffusione possibile di questi impianti. Così come è stato fatto per il devastante impianto fotovoltaico della collina Montironi, così come si è ceduto su tutti i fronti nella difesa dell’ospedale Santa Lucia, ancora una volta c’è chi non ha voluto disturbare i grandi manovratori, quelli che poi decideranno le candidature per le prossime elezioni politiche. Ancora una volta non è stato scelto il bene comune ma solo i futuri obiettivi elettorali personali da raggiungere ubbidendo ciecamente agli ordini di partito.
Chi ha ascoltato il dibattito in consiglio comunale si è reso conto delle puerili pseudo motivazioni, addotte dalla maggioranza PD-SEL-UDC, per non votare l’ordine del giorno di netta contrarietà all’impianto biogas recanatese. Si è andati dal ricordare di aver già mandato ai tecnici della regione una letterina da parte dell’ufficio tecnico del comune, fino ad “evidenziare che… gli enti locali… non possono esprimersi nel merito di eventuali interventi che rientrino nella competenza legislativa concorrente regionale e nazionale”. La verità è che non si voluto votare l’ordine del giorno delle minoranze per mera accondiscendenza politica al PD regionale, senza curarsi degli interessi dei recanatesi e del bene comune della città. Il consiglio comunale di Potenza Picena, al contrario, ha invece dichiarato all’unanimità la contrarietà a questi impianti. Ci viene da ridere nell’aver sentito dichiarare, ancora una volta, dagli affiliati del finto Ponzio Pilato recanatese, che la competenza non è comunale ma statale-regionale. Come per l’ospedale, come per il fotovoltaico Montironi. Dichiarazioni inaccettabili poiché provengono da chi ha passato 15-20 anni di vita politica in Comune a fare mozioni, ordini del giorno, richiesta di consigli comunali aperti su problematiche di natura nazionale o regionale, come la sanità, la scuola, la giustizia, il lavoro, l’economia, l’ambiente, addirittura su questioni di natura internazionale. Il tutto tra una cronaca ciclistica e l’altra. Delle due l’una: o la memoria è molto corta, oppure la vergogna non ha limiti, pur di non dispiacere ai propri padroni di partito che, forse tra pochi mesi, ricambieranno con una candidatura alle elezioni politiche. Che importa poi se l’ambiente e la salute dei recanatesi saranno compromessi o se l’ospedale è già stato chiuso.