questione di valori, anzi di fede. Nota di Girio Marabini

(Può la dimensione religiosa oggi affrancare l’uomo? Può essa contribuire alla educazione integrale dell’uomo?) Dal 21 al 27 gennaio si rinnoverà nella Chiesa di San Girio l’antica tradizione della settimana di predicazione del “Sangue Sparso”, una serie di considerazioni , tenute quest’anno da mons. Decio Cipolloni, Vicario Generale Prelatura di Loreto, sul sangue versato da Gesù per amore dell’umanità.

San Girio, è una piccola comunità del Comune di Potenza Picena raccolta attorno al Santuario. La devozione per il Santo, protettore contro il mal di testa e l’epilessia, ha attraversato i secoli. Del Santo aveva parlato anche Monaldo leopardi nei suoi Annali di Recanati, a. 1326 e nella pubblicazione della  leggenda di San Girio e di altri Santi come San Giuliano.

Quello che colpisce o forse stupisce ed è singolare in un epoca in cui predominanti sono il relativismo etico e culturale e la morale utilitaristica, è questo riunirsi devoto di una intera comunità, è in particolare la partecipazione anche  dei giovani.

L’argomento che voglio proporre ai lettori di radioerre.net è quello dell’deale, anzi,in modo più integrale, quello della fede. E’ il discorso della fede, della fede in Dio, forse, ma non solo.
Nessun giovane ci domanda più : cosa devo fare per credere ? O meglio come posso continuare a credere ?
Ed invece c’è un fatto che potrebbe aiutare ognuno di noi, giovani compresi, a non perdersi in questa società: avere una fede.
Avere una fede significa avere delle certezze, dei significati per cui vivere e morire.
Sono i significati della vita da difendere ad ogni costo dentro lo stordimento della pletora delle informazioni.

Ed il primo significato è l’essere e sentirsi persona: persona capace di senso critico e di battersi per la libertà.

Ripeto una considerazione già espressa più volte: la stessa idea politica quando in qualche modo, e lo vediamo in questi tempi, cessa di essere “fede” non ci scalda più e sicuramente scade a semplice gestione del potere. “Un cratere spento al posto di un fiume di lava” come diceva il mio maestro I.Mancini.  Come la malattia la crisi di fede non rafforza ma fa morire.  I sostenitori del relativismo etico definiscono la religione come una sovrastruttura, come qualcosa inventato dal “potere” per assopire il popolo e renderlo inerme.

Anche C. Marx nella introduzione a “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel aveva definito la religione come “oppio” del popolo : “La miseria religiosa è in un senso l’espressione della miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di situazioni in cui lo spirito è assente. Essa è l’oppio dei popoli.

Marx legava dunque la religione alla miseria reale assegnandole una funzione primaria non ideologica. Una volta affrancato il popolo dalla miseria non vi sarebbe più stata la necessità della religione. Anche un cristiano potrebbe dire che vi sarà religione fino a quando ci sarà qualcosa da riscattare. Pur tuttavia Marx risolse la questione dando alla religione la stessa funzione dell’oppio, quella di far dimenticare il male ed il dolore, non certo quella di vincere la cause del male. Eppure la sua affermazione esprimeva una verità: egli ha parlato di oppio del popolo e non di oppio per il popolo. Non è una questione da poco. La religione non è una sovrastruttura determinata dal potere politico per “placare” il popolo ma nasce dall’uomo stesso, esprime un suo bisogno… In questo le opposte visioni del mondo si incontrano… ( si veda sull’argomento l’intervento del filosofo Italo Mancini in “Evangelizzazione e promozione umana”, Edizioni Vallecchi, Firenze, 1976)

Ecco dunque  lo spazio inedito su cui lavorare: può la dimensione religiosa oggi affrancare l’uomo? Può essa contribuire alla educazione integrale dell’uomo?

 

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