Ulteriori e preoccupanti segni di cedimento, hanno interessato in questi giorni la parte vecchia dell’immobile dell’ex Clarisse di Castelnuovo, dove, dopo il tetto, è venuta giù una parte del muro che fortunatamente da’ sulla parte interna della chiesa. Quest’ala dell’edificio, ormai si sta sbriciolando con una velocità impressionante. L’intero complesso è chiuso da circa vent’anni, acquistato verso la fine degli anni 2000 dagli Ircer che sborsò più di due milioni di euro. Per farci che cosa, rimane un mistero, perché sono passati diversi anni, e malgrado che nel frattempo, grazie alla oculata gestione del suo presidente Sergio Beccacece, il mutuo acceso per l’acquisto dell’ex Clarisse, si è estinto, non esiste allo stato attuale alcun progetto per il suo recupero. Prima della sua chiusura, era sede di una scuola di musica e ancor prima di un mobilificio. Il cedimento della parte superiore del muro, dovuto molto probabilmente alle continue infiltrazioni d’acqua, sta costituendo un serio problema per la stabilità dell’intera parte vecchia dello stabile con pericolo di perdita della cubatura se dovesse, con il tempo, non rimanere più in piedi un solo mattone. E’ per questa ragione che la Fondazione Ircer ha incaricato recentemente l’ingegnere Paolo Marconi di redigere un progetto per un consolidamento della struttura rimasta e la realizzazione di una copertura provvisoria che impedisca che ci piova ancora dentro. E’ anche pur vero che la Fondazione Ircer non ha nessuna convenienza a spenderci tanto denaro, perché di euro in cassa non ce ne sono e poi perché spera prima o poi che qualche privato l’acquisti. Il Comune aveva presentato tempo fa un progetto al Ministero delle Infrastrutture per accedere ad uno specifico finanziamento per il recupero dell’immobile come case protette e nuovi servizi per gli anziani. Ma la risposta è stata picche, come era prevedibile, in un momento di crisi generale.