Nota di Girio Marabini. Con l’articolo “un nuovo Papa: per quale cristianesimo?” avevamo indicato, attraverso Italo Mancini, le possibili vie per il rinnovamento cristiano: il cristianesimo della presenza, vicino cioè all’uomo e alle sue miserie, e il cristianesimo del paradosso con San Francesco quale esempio luminoso. E il nuovo Papa ha deciso di assumere proprio il nome di Francesco indicando così la strada che vuole percorrere nella sua missione: san Francesco , il poverello di assisi, aveva abbracciato la povertà e la purezza di cuore come costumi di vita, nello spirito del Vangelo. La sera del 15 marzo, appena è stato letto il nome del nuovo Papa, tra i tanti cristiani che assistevano all’evento si è diffusa la sensazione che qualcosa di grande stava accadendo. Quando poi il Papa si è affacciato e ha detto semplicemente “Fratelli e sorelle … Buonasera”, accompagnando le parole con un sorriso dolce ed affettuoso, molti nel loro cuore hanno detto “è uno di noi!”. Egli infatti ha dedicato la sua vita agli oppressi, ai deboli, agli ultimi. Come Gesù Francesco il “buon pastore”vuole vivere la parola di Dio e parlare al cuore delle persone. E non contano, a mio avviso , le polemiche, apparse su alcuni quotidiani, sulla cosiddetta ” teologia della liberazione ” di cui padre Bergoglio sembra non aver condiviso le tesi , che per certi aspetti erano state mutuate da diverse correnti del pensiero marxista. Per ora sono sufficienti le poche parole e i gesti umili del Papa , quale quello di chiedere la preghiera della gente per la sua persona per aprire così un dialogo intimo, sincero con il suo popolo . Nel suo inchinarsi di fronte al popolo c’è tutto il senso di umiltà e di spirito di servizio che la Chiesa deve saper offrire. E oggi, 15 marzo, all’udienza con i cardinali ha offerto un ulteriore segno importante: “donate la vostra saggezza ai giovani”.
Ancora una volta la Chiesa ha dimostrato dunque di essere capace di rinnovarsi ritrovando, nello spirito della riconciliazione, la fratellanza e l’unità.
Può rappresentare un esempio per i nostri governanti? La riconciliazione è lo spirito che ha animato la politica del dopoguerra e che ha portato alla nuova Costituzione, che più che una legge si è rivelata un vero e proprio patto sociale. Oggi l’Italia è in una situazione davvero difficile, in una grave crisi economica e sociale, avrebbe per questo bisogno di unità e di collaborazione tra le diverse parti politiche, le quali sono chiamate ad abbandonare ogni egoismo di parte. Non è infatti il momento delle divisioni, è il momento invece della riconciliazione: si mettano a tavolino tutti destra,centro,sinistra, grillini (e chi più ne ha più ne metta ) e facciano quel che devono fare per il bene della nostra nazione.