Si è spento all’età di 93 anni, Remo Bracaccini, l’ultimo reduce della campagna di Russia. I funerali si svolgeranno domani, alle 15,30, nella chiesa di Montemorello. In lutto il gruppo alpini di Recanati, proprio alla vigilia del raduno nazionale delle penne nere che si svolge domani a Piacenza. Bracaccini iniziò nel 1943, insieme ai suoi commilitoni, la ritirata dalla Russia, attraversando a piedi le fredde pianure della steppa, coperte di ghiaccio e di neve e con temperature che sfioravano i quaranta gradi sotto zero. Di quella tragedia portava sul suo corpo i segni, alle estremità degli arti delle gambe e delle mani, come fossero delle stigmate. Tempra forte, sino alla fine dei suoi giorni non ha perso mai l’abitudine di recarsi, ogni tanto, nella sua bottega di falegname, che ha sotto casa, per alcuni lavoretti che faceva per sé o per i suoi amici. Sono di quelle vite che, a raccontarle, ti viene la pelle d’oca. Aveva compiuto i vent’anni quando, come burba, nel 1940, appartenente al IX Battaglione Genio Alpino, venne mandato sul Monte Bianco, a più di mille metri d’altezza, con la stazione radio in spalla. L’anno dopo s’imbarcò per l’Albania dove rimase sino al 1942 quando, nel maggio di quell’anno, partì per il fronte Russo. Attraversò la Germania e la Polonia e raggiunse Rososi, nell’ansa del fiume Don. Rimase lì sino al gennaio del 1943, quando, circondati dall’esercito dell’Armata Rossa, furono costretti a ritirarsi. Il viaggio verso la salvezza lo fecero tutto a piedi con equipaggiamenti ridotti e senza viveri. Solo a fine febbraio arrivò al confine con la Russia.