Recanati. Non ci sarà più la sua voce a dare la carica ai giovani cestisti leopardiani quando, dagli spalti, intonava le famose note del “vincerò” dall’aria del “Nessun dorma” della Turandot. E’ morto Impero Cecchi, 75 anni passati quasi interamente nella sua bottega di calzolaio di via Cesare Battisti dove, fino a quando qualche anno fa non ha chiuso la saracinesca, tutto era rimasto immutato nel tempo: l’odore di colla e di cuoio, il piccolo banco di lavoro dove ancora cuciva le scarpe, che gli portavano da aggiustare, alla vecchia maniera con ago e ditale, lo sgabello dove ha trascorso tante ore della sua vita. Ha lavorato sino all’ultimo: “Con la sola pensione di 600 euro non posso permettermi di chiudere la bottega. Per fortuna che amo questo mestiere” diceva qualche anno fa.
Non c’è un solo recanatese che non si sia servito da lui, almeno una volta, per riparare le scarpe. “Anni addietro, quando le scarpe costavano meno, ricordava a suo tempo Impero, invece di ripararle si preferiva buttarle e farle nuove. Oggi, invece, con i prezzi in circolazione il ciabattino è ricercato.” Si dedicava anche all’antica arte dell’arrotino, mestiere ormai scomparso, ma sempre utile per chi non rinuncia alle sue vecchie posate. Oltre al canto e il basket la sua passione era anche il ciclismo e ha corso nella squadra dilettanti per otto anni.
L’assessore Giacomo Galassi gli da l’addio su facebok: “Voglio ricordarti così, seduto sul tuo sgabelletto, martello in una mano, scarpa nell’altra, tra l’odore di colla e il canto del canarino. In testa al corteo con la tua piccola macchina verde al primo scudetto del grande Milan. In sella alla tua bici vestito da professionista. Buon viaggio caro Impero, canta, canta forte anche da lassù…”
Lascia la moglie Simonetta e il figlio Stefano che, avendo eredito l’abilità manuale del padre, da alcuni anni ha aperto in città un laboratorio artigianale artistico di presepi specializzandosi nella costruzione di accessori in legno e scenografie. I funerali si terranno domani (giovedì) pomeriggio alle ore 15,30 nella sua chiesa di San Domenico.
UN PENSIERO PER IMPERO CECCHI
Aveva tirato giù scaffali ed arnesi e il muro scopriva le macchie del tempo, quel tempo che da sempre Impero Cecchi ha riempito con il lavoro e i rapporti con i clienti, che gli hanno dimostrato affetto, anche dopo la pensione.
Le foto degli amici che lo avevano preceduto in Paradiso e quelli con cui aveva condiviso la passione per la bicicletta e per la bella musica erano ancora tutte lì ad osservarlo, mentre completava i suoi ultimi lavori prima di chiudere l’attività di calzolaio. Il canto di una coppia di pappagallini era la musica che lo accompagnava, mentre rifilava e spazzolava. Gesti per lui abituali, quotidiani, naturali, che mi trovai ad osservare con attenzione e che ho archiviato tra i ricordi personali.
Ed eccomi a raccontare di una pagina che si chiude; una pagina al profumo di cuoio, mastice e onestà.
Impero era pronto in qualunque momento ad aggiustare i miei “passi”. Lo faceva velocemente e con l’arte consolidata nei tanti anni di lavoro.
Lo andavo a trovare nella sua bottega di Porta San Domenico, là dove l’orizzonte sul mare non era ancora chiuso dalla fitta rete verde, installata recentemente.
La vista spaziava verso l’azzurro e Impero gli lanciava un’occhiata mentre era intento a battere una bolletta sul tacco da riparare o a risuolare una scarpa invecchiata.
Poi la pensione e le passeggiate intorno a Recanati che ora si stringe intorno alla sua famiglia e al ricordo di un artigiano di quelli che si sono persi nel tempo.
Luciana Interlenghi