E’ un assist la nota del Fai Marche, a firma della sua Presidente Alessandra Stipa, per far togliere qualche sassolino dalle scarpe ad Anna Maria Dalla Casapiccola, proprietaria del rudere colonico sotto il Colle dell’infinito, una vicenda che, afferma, assume sempre più i contorni di una “farsa”. Amareggiata per le tante resistenze opposte dalle associazioni ambientaliste al suo progetto, si rivolge direttamente alla presidente Stipa per ricordarle che “ha collezionato ben tre inutili battaglie perse, forse, per non aver avuto l'onestà di riconoscere la realtà delle cose.” Il riferimento è alle due sentenze del Tar e a quella del Consiglio di Stato emesse in tempi diversi negli ultimi due anni. Poi la invita a non confondere “le sentenze della giustizia amministrativa con i doveri dell'amministrazione comunale che ha sempre appoggiato il nostro progetto (ben chiaro e non certo "poco dettagliato", oltre che ridotto ad un terzo della volumetria consentita).” Resistenze che per Dalla Casapiccola avevano solo “l'intento di mantenere un degrado non gradito a Recanati e ai recanatesi e di assecondare gli incomprensibili e assurdi desideri di alcuni personaggi! Già, dopo la prima sentenza del Tar sarebbe stato molto meglio finirla con questa farsa.” La proprietaria della casa colonica termina la sua replica alla Stipa affidandosi all’ironia: “Il mio pensiero ora va all'amato Giacomo che, forse stanco di tante inutili battaglie, vorrà far sprofondare poco a poco l'ermo colle (il riferimento è alle frane che si sono registrate ultimamente ndr) e farlo tornare al vero luogo sempre caro dalla parte opposta, nel giardino dell'ex convento delle Suore di Santo Stefano.” Anna Maria Dalla Casapiccola ricorda infatti che il vero luogo, che ha ispirato gli immortali versi della lirica leopardiana, non è l’attuale Colle ma quello posto nei giardini dell’antico convento delle suore di clausura dove il poeta scorgeva gli interminabili spazi di la da quella…..siepe.
;