Un nutrito gruppo di docenti del Liceo “G. Leopardi” di Recanati ha deciso di aderire al blocco degli scrutini proclamato dalle principali sigle sindacali per protestare contro l’approvazione del DDL noto come “La Buona Scuola”. Un blocco che, come da normativa, non coinvolge gli scrutini delle classi quinte, e che per le altre classi comporterà solo il ritardo di qualche giorno nella conoscenza delle valutazioni di fine anno. Un’azione che non recherà particolari disagi a studenti e famiglie, ma dal grande valore simbolico: l’obiettivo è infatti quello di mostrare quanto sia ampio il dissenso verso il DDL “La buona scuola”, e di farlo con il blocco del 100% degli scrutini previsti nei giorni di sciopero (10-11-12 giugno).
I docenti del “Leopardi” con questa azione, vogliono in primo luogo evidenziare come nel DDL in questione manchi una visione culturale e pedagogica chiara, e come esso punti (emulando modelli privatistici poco appropriati) sulla competizione, laddove il lavoro educativo ha successo se è frutto di condivisione e collaborazione.
Ma gli elementi su cui si incentra la critica degli scioperanti sono molti: in primo luogo un concetto sbagliato di valutazione, che viene demandata in via quasi esclusiva al Dirigente Scolastico, che non potrà mai avere le competenze specifiche necessarie a valutare un lavoro che è quasi sempre caratterizzato da una forte specificità disciplinare. Valutare l’idoneità a svolgere il delicato lavoro di insegnante è fondamentale, e non spaventa nessuno, ma questo deve avvenire (in ingresso e nel corso della carriera) attraverso procedure chiare e possibilmente esterne all’istituto, per evitare che le relazioni tra docenti e dirigenti, tra docenti e famiglie, e tra docenti e docenti vengano sottomesse alla logica del ricatto e dell’acquiescenza.
Il DDL, inoltre, prevede che il Dirigente abbia poteri molto ampi di intervento nella scelta, nella carriera, nella mobilità e nel riconoscimento economico dei docenti: tutto questo, in assenza di contrappesi (peraltro non previsti dal DDL), potrebbe sfociare nel più totale arbitrio e nel trionfo di logiche clientelari così tristemente diffuse nel nostro paese; tali poteri, inoltre, appaiono tali da mettere in serio rischio sia la libertà di insegnamento, sia la tutela del pluralismo di orientamenti culturali, politici, religiosi, sessuali, sia infine il rispetto delle condizioni personali (malattia, maternità€, numero di figli). Una scuola modellata sul suo Dirigente plenipotenziario non ci piace; preferiamo un modello aperto e pluralista, che garantisca l’efficienza e riconosca il lavoro ben fatto.
Non ci piacciono poi, della cosiddetta “Buona Scuola”, gli ulteriori investimenti nelle scuole paritarie, il ruolo sempre più ampio dato ai privati (i benefici fiscali dello school bonus), l’autonomia non compensata da misure per garantire standard nazionali in tutte le zone del paese: tutti elementi che rischiano di aumentare la disuguaglianza e le disparità fra scuole di serie A e di serie B. Temiamo, da ultimo, che il nostro lavoro diventi meno tutelato e più precario e, di conseguenza, ancor meno riconosciuto e meno efficace.
Per tutti questi motivi, e per difendere da un ulteriore stravolgimento la scuola pubblica – che (ricordiamolo) Piero Calamandrei definiva un “organo costituzionale” – riteniamo di dover manifestare il nostro profondo dissenso nei confronti di questo disegno di legge, perfino più funesto della già funesta riforma Gelmini. E confidiamo che gli alunni e i genitori che hanno a cuore il futuro della scuola pubblica e dell’Italia ci stiano accanto in questa nostra mobilitazione.
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