Il servizio idrico che fa litigare il PD provinciale

Il tema della gestione del servizio idrico è quantomeno attuale e nasce dall’esigenza di salvaguardare un bene pubblico primario come l’acqua ed al tempo stesso assicurare, attraverso modelli di governance e gestione locali, un servizio efficiente e di qualità.

Se dovessimo sintetizzare in poche parole il dibattito attuale potremmo farlo attraverso alcune evocative locuzioni:

  1. Interesse del cittadino,
  2. Qualità,
  3. Efficacia,
  4. Efficienza,
  5. Aggregazione.

Tutte queste locuzioni si possono a sua volta sintetizzare in una sola ed impegnativa locuzione: RIFORMA DEL SERVIZIO IDRICO.

È evidente che il raggiungimento di questi obiettivi presuppone una classe dirigente coraggiosa, consapevole, riformatrice, attenta all’interesse generale della comunità.

Quello che invece dobbiamo temere è una classe dirigente impreparata, inconsapevole, senza una visione ampia e europea, interessata solo a conservare modelli organizzativi locali costosi ed inefficienti magari solo per allocare personale politico.

Per arrivare a questi obiettivi è ineludibile promuovere un processo di aggregazione e semplificazione del frammentario, burocratico, costoso, inefficiente servizio, cosi come ancora oggi è organizzato in molte realtà.

2 sono gli ambiti di aggregazione necessari.

  1. Quello operativo/gestionale e riguarda l’ambito locale.
  2. Quello relativo alla governance pubblica e riguarda la dimensione regionale.

Per comprendere l’inderogabilità di questa riforma occorre esaminare con cura questi due distinti processi di riorganizzazione.

  1. ACCORPAMENTO DELLE GESTIONE A LIVELLO PROVINCIALE

L’attuale assetto gestionale del servizio idrico nell’ATO maceratese è lo stesso ritrovato alla fine del secolo scorso, quando l’Autorità d’Ambito è stato istituita, peraltro con il primario obiettivo di costruire il gestore unico provinciale.

Nonostante le chiare e precise disposizioni normative, vigenti fin dal 1994[1], che obbligano l’unitarietà della gestione, in questi 20 anni, nell’ATO 3 Maceratese ha prevalso l’inerzia che ora i cittadini pagano a caro prezzo.

Oggi ci sono ancora 6 società operative (l’APM di Macerata, l’ASTEA di Osimo/Recanati, l’ATAC di Civitanova Marche, Acquambiente Marche di Numana/Cingoli, l’ASSM di Tolentino, l’ASSEM di San Severino Marche), 20 comuni in economia (tutti ricadenti nel territorio montano) e una società patrimoniale (la società per l’acquedotto del Nera).

La frammentazione gestionale ha provocato un’inefficienza operativa che ha generato tariffe molto più elevate rispetto alle altre realtà regionali (Ancona, Ascoli e Fermo) dove già da alcuni anni esiste il gestore unico[2].

Inoltre le piccole dimensioni non aiutano ad accedere al mercato creditizio rendendo la realizzazione degli investimenti molto complessa e difficile. Nell’ATO 3 Macerata gli investimenti nel SII, assolutamente necessari per garantire un servizio di qualità, a parte qualche eccezione virtuosa (ad esempio l’APM di Macerata), risultano ampiamente inferiori rispetto ad altre realtà gestionali della Regione.

Tutti gli studi di settore a livello regionale nazionale ed Europeo sono unanimi e dimostrano che il gestore unico d’ambito garantisce una sensibile riduzione delle tariffe a parità di qualità. Gli stessi studi stimano che la dimensione minima per garantire una gestione efficiente è rappresentata da 100 mila utenze amministrate. Oggi l’azienda più grande dell’ATO maceratese arriva a mala pena alla metà.

Sarebbe auspicabile quindi non aspettare il 2025 (anno delle scadenze delle concessioni) ma pensare fin da ora ad un accorpamento delle gestioni.

  1. ACCORPAMENTO DELLA GOVERNANCE A LIVELLO REGIONALE

Nel corso degli ultimi 20 anni l’assetto di governance del servizio idrico, basato sulle Autorità d’Ambito, ha dimostrato di non essere efficace, tant’è vero che il legislatore nazionale ha provveduto a sopprimerle nel 2009 ed affidare parte delle funzioni di regolazione ad un Autorità nazionale (AEEGSI)

L’ATO Maceratese, caso quasi unico in tutto il panorama nazionale, rappresenta il simbolo dell’incapacità di effettuare una regolazione efficace del SII (leggi paragrafo sopra). Le motivazioni sono molteplici:

  • I campanilismi locali e comunali che hanno ingessato l’attività;
  • I palesi conflitti d’interessi (i Sindaci, a seconda della giacchetta indossata, sono i soci di maggioranza dell’azienda di gestione oppure i consorziati delle ATO quindi dell’Ente di controllo delle aziende)
  • La sovrapposizione delle funzioni nel SII

Dal 2009, anno nel quale il modello di governance è passato di competenza Regionale, la maggior parte delle Regioni, soprattutto quelle ricadenti nel centro Italia ha optato per l’ATO unica Regionale (Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sardegna, ecc.).

Dalle esperienze già vissute in altre Regioni si può incontrovertibilmente concludere che l’ATO unico regionale, subordinatamente a precise condizionalità, rappresenta un modello di governance migliore rispetto a quello delle Autorità d’Ambito in quanto:

  • garantisce un’uniformità della regolazione su base regionale,
  • limita i campanilismi locali che ingessano la regolazione,
  • determina risparmi di costo,
  • semplifica la regolazione e riduce il numero degli enti interessati alla regolazione,
  • attua economie di scopo di notevole valore che vanno ad incidere in risparmi sulle tariffe.

Le condizionalità di cui sopra sono tuttavia fondamentali per evitare che una riforma positiva possa trasformarsi in negativa. Queste sono:

  • accentrare le funzioni di direzione, amministrative e contabili delle attuali AATO ma evitare un accentramento completo delle funzioni (come ad esempio avvenuto in Emilia Romagna) in quanto si prederebbe il contatto sul territorio (ed i sindaci s’arrabbierebbero molto);
  • lasciare le funzioni operative (predisposizione tariffe, piano degli investimenti e rapporti con l’utenza) a dislocazioni territoriali senza autonomia patrimoniale, giuridica ed economica ma che operano in stretto contatto e secondo gli indirizzi dell’ATO unico regionale[3]

Questo è il modello scelto dalla Regione Toscana che da 20 anni rappresenta l’eccellenza in Italia per la regolazione dei servizi pubblici locali. Basterebbe in fondo copiare…..

CONSIDERAZIONI POLITICHE

L’elezione del Presidente dell’AATO3 ha segnato un passaggio importante per il nostro territorio e rischia di segnare un arretramento culturale e politico della nostra provincia sul terreno della inderogabile riforma del servizio idrico.

Per questo si rendono necessarie alcune valutazioni.

Il PD da sempre si pone a difesa dell'acqua come bene pubblico, come da sempre si dichiara convinto che si debba arrivare ad una semplificazione dell’attuale governance attraverso un ente gestore unico provinciale.

Obiettivo di tutti e da sempre, almeno a parole, è quello di superare, sull’esempio delle altre province, la frammentazione delle attuali gestioni territoriali riconoscendo la peculiarità dei territori, migliorando i servizi, riequilibrando le tariffe, ottimizzando risorse, aumentando gli investimenti, diminuendo gli sprechi.

Per questi motivi il PD provinciale è in linea con la politica del Governo e del Partito Regionale e li incoraggia a proseguire sulla strada della riforma.

Apprezzabili al riguardo le dichiarazioni del Presidente Ceriscioli per la riduzione dei costi legati a ben 5 AATO (1.200.000 euro annui cadauno) per una Regione di appena 1.400.000 abitanti.

Preoccupanti e strumentali invece le dichiarazioni del centrodestra provinciale che, al contrario, fa una battaglia di conservazione dello status quo confidando sulle ambizioni personali e gli egoismi territoriali.

L’elezione del Presidente dell’AATO3 ha certamente segnato l’affermazione della politica conservatrice del centrodestra, che si è presentato compatto al voto con i propri Sindaci, e rallentato la prospettiva riformatrice avviata dal governo e dal partito regionale. Prospettiva che abbiamo dibattuta anche nel partito provinciale e condiviso con i Sindaci del Pd della nostra Provincia.

Questa operazione, a cui alcuni sindaci PD hanno aderito, ha mortificato il lavoro fatto per trovare una sintesi condivisa fra tutti gli amministratori del Partito Democratico.

I cittadini, sedotti dalla propaganda, che tende a dipingere questa iniziativa come a tutela del territorio, ben presto comprenderanno, di essere ingannati.

Se non avvieremo subito questo processo di riforma le famiglie si ritroveranno nella nostra Provincia, con tariffe più costose, minori investimenti e maggiore burocrazia, rispetto al resto della Regione.

Anteporre ambizioni personali al punto di fare accordi con il centrodestra è un atteggiamento deprecabile.

Ancor più deprecabile è ergersi a paladini dell’acqua quale bene pubblico sapendo perfettamente che mai nessuno, tanto meno il PD regionale e provinciale, hanno messo in dubbio tale scelta.

Mentre la nostra Provincia litiga peraltro al proprio interno gli altri territori si sono già organizzati da diverso tempo per il gestore unico.

Questo è l'unico vero pericolo per l'autonomia del nostro territorio.

Settimio Novelli

Segretario Provinciale del Partito Democratico di Macerata

 

 

 


[1] Sia nella L. 36/94 la Legge Galli, che nel D.lgs. 152/2006 e nel Decreto Sblocca Italia (D.lgs., 133/2014) si parla sempre di gestore unico d’ambito.

[2] L’inefficienza si riscontra in un’assenza di economie di scala e di scopo che avrebbero permesso di ottimizzare la gestione. Ad esempio il gestore unico d’ambito maceratese avrebbe certamente un prezzo unitario dell’energia elettrica sensibilmente più basso rispetto a quello garantito dalle attuali società di gestione. Analoghe considerazioni possono essere fatte in termini di costo del personale, ottimizzazioni tecniche (come ad esempio costruire un grande depuratore piuttosto che tanti piccoli), ecc.

 

[3] Questo farebbe stare tranquilli anche i sindaci che non perdono il proprio contatto con il territorio. Ad esempio alcune Regioni hanno istituito un “Consiglio locale”, rappresentato dai sindaci del vecchio ATO locale che si esprime per le tariffe e gli investimenti.

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