Il rischio che il Convivio, la mensa sociale istituita all’interno dei locali della Fondazione Ircer in via XX Settembre dal Comune e dalla Fondazione stessa a sostegno dei cittadini di Recanati, che versano in difficoltà sociali ed economiche, si caratterizzasse sempre più come mensa per i poveri è ormai una amara realtà. Sin dall’avvio della mensa, era il marzo dell’anno scorso, il servizio è stato utilizzato solo da un 50% dei fruitori selezionati dai servizi sociali del Comune mentre il resto invece di consumare il pasto all’interno della sala appositamente allestita, se lo fa’ confezionare per portarselo a casa.
Ora la percentuale si è decisamente elevata ad oltre il 70%, per cui solo pochi recanatesi ed extracomunitari occupano i tavoli della mensa che appare sempre più fredda e sempre meno conviviale. Ciò significa che sui 25 pasti, che ogni giorno vengono preparati, ben 17 vengono consumati a domicilio. Storia di un fallimento di un progetto presentato in pompa magna nell’ottobre di un anno fa, alla presenza del vescovo Nazareno Marconi? Fu lo stesso vescovo a raccomandare “di non trasformare la mensa per i poveri solo in un luogo dove il corpo trova di che sfamarsi ma un’occasione per donare un momento di socializzazione perché l’uomo è anche anima.” Ma dove è andato a finire lo spirito, alla base dell’iniziativa, di assicurare un pasto caldo ai poveri che vivono a Recanati?
Se lo domanda lo stesso Emilio Romoli, presidente dell’associazione Convivio, che ha deciso di intervenire per ridare al servizio il ruolo che si era prefissato sin dall’inizio, e cioè coniugare l’aiuto a chi versa in condizioni di indigenza economica, assicurandogli un pasto giornaliero, con l’opportunità di socializzare con gli altri utenti della mensa. Romoli ha chiesto un’inversione di marcia rivolgendosi ai servizi sociali del Comune perché, nell’accogliere le domande dei richiedenti del servizio, si adotti il criterio di previlegiare quelli che si dichiarano disponibili a consumare il pasto nella mensa sociale.
Sono circa 120 i volontari che a turno assicurano l’apertura ogni giorno, anche di festa, della mensa. Il Comune contribuisce con due euro a pasto mentre gli Ircer ne devono approntare tre, più gli investimenti iniziali che sono stati necessari per rendere a norma i locali ed attrezzare le cucine. I fruitori della mensa, come era prevedibile, sono stranieri per il 50%.
;