Si chiama Issa come la nonna materna la bambina che mercoledì mattina aveva talmente tanta fretta di nascere che lo ha fatto … in ambulanza. Il suo papà, Ovalid Mohamed, 44 anni, è al colmo della felicità anche se ancora ha in corpo la paura vissuta insieme alla moglie Najat in quei concitati momenti.
“Alle 4,30 mia moglie mi sveglia dicendomi che le erano iniziate le doglie. Sveglio mia mamma, che abita con me, per lasciarle l’altro mio figlio Omar di 6 anni, e velocemente saliamo in macchina per andare al reparto maternità di Osimo che ha sempre seguito mia moglie nella sua gravidanza. Camminare con l’auto, però, era difficilissimo perché c’era tanta nebbia e mia moglie stava tanto male. Mi sono un po’ impaurito, racconta ancora Ovalid, e allora ho pensato di fermarmi, e chiamare il 118.”
L’ambulanza, partita da Recanati, giunge sul posto in pochi minuti nel quartiere di San Francesco dove si era fermato con l’auto. Il medico a bordo chiama l’ospedale di Osimo dove, però, non era possibile trasportare la donna e quindi l’ambulanza è partita alla volta dell’ospedale di Civitanova dirigendosi a Porto Recanati per imboccare l’autostrada. All’uscita dell’autostrada di Civitanova, erano le 5,30 precise puntualizza soddisfatto il neo papà, la bimba non ne ha più voluto sapere di aspettare ancora ed è nata in autoambulanza.
“E’ andato tutto bene, per fortuna, mamma e bambina (un bel peso di 3.200 kg.) stanno tutte e due bene, ci racconta ancora Ovalid, e voglio veramente ringraziare con tutto il cuore il personale dell’ambulanza, l’autista, l’infermiera e il medico, che sono stati tutti molto bravi e affettuosi con noi. Certo, però, se ci fosse stato un reparto di maternità all’ospedale di Recanati non avremmo avuto tutti questi disguidi. Perché ho dovuto correre questo rischio? Non è una cosa fatta bene” commenta infine l’uomo che è da 18 anni in Italia e da tre risiede insieme alla sua famiglia in largo Monte Cardosa, nel quartiere Le Grazie a Recanati. Insieme a lui vive anche sua mamma, marocchina di nascita ma con la cittadinanza italiana d’adozione, che, confessa l’uomo, lo aiuta molto anche nelle spese.
“Mio papà è morto un anno dopo che era riuscito a prendere la pensione dopo aver lavorato duramente per oltre 30 anni. Io ora sono in cassa integrazione perché la mia ditta lavorava tanto con la Libia e purtroppo la guerra ha rallentato molto l’esportazione. Speriamo che la nascita della mia seconda figlia (il primo ha sei anni ed è nato in Marocco) mi porti fortuna anche per il lavoro. Io amo molto l’Italia, così come il mio paese, il Marocco, e spero di riuscire a far crescere bene la mia famiglia.”
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