A proposito del figlio di Niki Vendola

A  me  sembra  opportuno  aprire  un  confronto  aperto  e  tollerante,anche  a  livello  locale,sul  caso  del  figlio  della  coppia  omo  Vendola/Testa,tutto  da  inquadrare  a  livello  giuridico,con  la  chiara  premessa  di  evitare  di  farne  oggetto  di  schieramento  politico,che  diventerebbe   fuorviante.

I  commenti  che  ho  l’occasione  di  leggere  nei  vari  siti  nazionali  sono  divisi  tra  favorevoli  e  contrari,nello  scontro  tra  chi  auspica  nuovi  criteri  di  valutazione,magari  facendo  riferimento  alle  misure  adottate  da  certi  Paesi  occidentali,e  chi,al contrario,ritiene  di  confermare  vecchie  impostazioni,seppur  con  qualche  adattamento.

La  mia  età,ahimè  alquanto  avanzata,mi  rinfresca  l’esperienza  intensamente  vissuta,  del  1968,che  segnò  una  violenta  rottura  culturale  con  tutto  il  passato,e  che  ebbe  effetti  vistosi  e  dirompenti.

Ma  in  concreto  non  ci  fu  rivoluzione,anzi  nel  giro  di  pochi  anni  quasi  tutti  gli  effetti  sono  stati  riassorbiti,e  per  tanti  motivi,quelli  velleitari  o  questi  fuori  tempo.

 Questo  dimostra  che l’intempestività,che  fa  a  cazzotti  con  la  politica,ottiene  il  risultato  contrario.

La  Storia  non  fa  salti,è  lenta,non  può  rapportarsi  alla  breve  vita  individuale,pena  cocenti  delusioni,bisogna  sapersi  confrontare  con  la  sua  gradualità,con  pazienza  e  realismo,senza  spirito  rinunciatario  o  scettico  fatalismo,ma  sempre  sotto  il  segno  della  ricerca  di  un  avanzamento  cui  è  votata  la  sensibilità  e  la  capacità  critica  dell’uomo,essere  pensante.

A  me,senza  presunzione  o  intolleranza  di  giudizio,sembra  lontano  se  non  utopistico  il  momento  di  una  dimensione  normale  della  crescita  di  una  nuova  esistenza  nell’ambito  di  una  coppia  omo,a  prescindere  da  qualsiasi  elemento  di  natura  affettiva,che  potrebbe  mettere  sullo  stesso  piano  più  di  un  rapporto, e  non  solamente  umano.

Gianni  Bonfili. 

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