A me sembra opportuno aprire un confronto aperto e tollerante,anche a livello locale,sul caso del figlio della coppia omo Vendola/Testa,tutto da inquadrare a livello giuridico,con la chiara premessa di evitare di farne oggetto di schieramento politico,che diventerebbe fuorviante.
I commenti che ho l’occasione di leggere nei vari siti nazionali sono divisi tra favorevoli e contrari,nello scontro tra chi auspica nuovi criteri di valutazione,magari facendo riferimento alle misure adottate da certi Paesi occidentali,e chi,al contrario,ritiene di confermare vecchie impostazioni,seppur con qualche adattamento.
La mia età,ahimè alquanto avanzata,mi rinfresca l’esperienza intensamente vissuta, del 1968,che segnò una violenta rottura culturale con tutto il passato,e che ebbe effetti vistosi e dirompenti.
Ma in concreto non ci fu rivoluzione,anzi nel giro di pochi anni quasi tutti gli effetti sono stati riassorbiti,e per tanti motivi,quelli velleitari o questi fuori tempo.
Questo dimostra che l’intempestività,che fa a cazzotti con la politica,ottiene il risultato contrario.
La Storia non fa salti,è lenta,non può rapportarsi alla breve vita individuale,pena cocenti delusioni,bisogna sapersi confrontare con la sua gradualità,con pazienza e realismo,senza spirito rinunciatario o scettico fatalismo,ma sempre sotto il segno della ricerca di un avanzamento cui è votata la sensibilità e la capacità critica dell’uomo,essere pensante.
A me,senza presunzione o intolleranza di giudizio,sembra lontano se non utopistico il momento di una dimensione normale della crescita di una nuova esistenza nell’ambito di una coppia omo,a prescindere da qualsiasi elemento di natura affettiva,che potrebbe mettere sullo stesso piano più di un rapporto, e non solamente umano.
Gianni Bonfili.
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