Massimiliano Grufi, presidente del Consiglio prende le distanze dal vice sindaco Antonio Bravi che, parlando del contenzioso in atto fra Centro Mondiale della Poesia e il Comune, definisce l’ente di cultura guidato da Luciano Scala un “giocattolino costruito più che altro per drenare risorse dal Comune”. Il CMP, irrompe Grufi nella diatriba in corso con tanto di giudizio pendente al Tribunale di Macerata, non è nato “esclusivamente come un salvadanaio per portare i fondi al Centro Nazionale di Studi Leopardiani ma come riferimento nazionale ed internazionale per Istituzioni, paesi ed associazioni che lavoravano quotidianamente nel contesto culturale perché, attraverso la poesia e la cultura, si allarga la rete di rapporti al fine di costruire una società di pace. Quindi un intento nobile e diverso dal Centro Nazionale che era più caratterizzato dalla figura di Leopardi e dello studio del suo pensiero.” Senza considerare il fatto che il Centro Mondiale della Poesia aveva avviato i lavori per una struttura recettiva ad uso di studiosi e studenti e quindi operava anche con questo intento. “I due enti di cultura, insiste Grufi, vanno considerati nella loro funzione come autonomi e distinti seppur complementari. Dire che uno può essere cancellato perché un doppione o un salvadanaio dell’altro è un errore. Piuttosto bisogna rivedere i fini statutari e garantire all’ente risorse e una sede adeguati.” Grufi poi entra anche nelle motivazioni del contenzioso legale dando un colpo al cerchio e uno alla botte nelle ragioni addotte da entrambi i contendenti. Il Comune, se deve contribuire al sostentamento dell’attività del Cmp, ha tutte le ragioni, secondo Grufi, per pretendere un ruolo più diretto nel cda dell’Ente con la presenza di un suo rappresentante. Inoltre il contributo deve trovare una corrispondenza nell’attività dell’Ente: insomma ti pago per i servizi svolti. Grufi infine non si dice d’accordo con la linea intrapresa dal Comune di cancellare la convenzione senza neppur tentare di avviare inizialmente un rapporto di dialogo con il Cmp. “Prima di procedere in un certo modo, anche se l’amministrazione avesse, per ipotesi, avuto tutte le ragioni, io avrei agito diversamente: ad esempio avrei cercato un incontro con l’ente di cultura, per trovare insieme una soluzione, dove esternare tutte le proprie perplessità sulla convenzione in atto. Io sono dell’idea che per mere questioni di carattere amministrativo bisogna evitare il ricorso al giudice.”
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