Nei commenti e nelle analisi di tanti amministratori e dirigenti del PD sull' attuale tornata elettorale amministrativa tuttora in corso, ritorna un vecchio e apparentemente inestirpabile vizio che continua ad arrecare danni rilevanti al partito stesso.
La tendenza cioè a sfruttare ogni occasione utile per colpire l'avversario interno piuttosto che a contribuire anche criticamente ad individuare soluzioni alle criticità e ai problemi che si manifestano. Una tendenza che si manifesta tanto a livello nazionale quanto in quello locale.
Il risultato elettorale non è certo soddisfacente per il PD in generale e se guardiamo le Marche e la provincia di Macerata esso e' chiaramente negativo.
Partendo da questa constatazione, ma anche a fronte di una spaventosa disaffezione al voto dei cittadini, non ci possiamo certo accontentare di un'analisi circoscritta alle più o meno convincenti scelte dei candidati e delle alleanze, e ancor meno possiamo pensare di venire a capo della situazione se più che a comprendere le ragioni della sconfitta ci impegniamo a usarla come un'arma contro i nostri rivali interni.
Faremmo bene ad esempio a preoccuparci tutti seriamente di come sia percepito il nostro partito nell'opinione pubblica. Un partito vecchio, chiuso, estraneo alle dinamiche attive della società, con un'attività sui territori ridotta a quella di un comitato elettorale in occasione delle varie consultazioni. Un partito gestito da personaggi privi di slanci, calcolatori e opportunisti , cinici e arrivisti , eternamente presenti sulla scena e mai pronti a fare un passo indietro ; Io credo sia questa l'opinione diffusa dei cittadini nei confronti del PD, e ritengo purtroppo che si tratti di una fotografia piuttosto fedele della realtà. Certo , restiamo depositari di esperienza, di capacità organizzativa, di presenza capillare sul territorio ma queste sono eredità del passato che la nostra attività di oggi non riesce né ad alimentare né a conservare.
Ispirazione ideale, partecipazione appassionata, dedizione, altruismo, sacrificio, piacere di lavorare fianco a fianco per obiettivi comuni : merce ormai introvabile in un PD che , a dispetto dei proclami non appare certo una comunità e la cui identità diventa ogni giorno più incerta.
Ma noi gruppi dirigenti non ci preoccupiamo di questo : le nostre attenzioni ed energie sono dedicati quasi esclusivamente a costruire ogni giorno precari equilibri ed accordi di potere ed a pianificare l'accaparramento di incarichi, ruoli, candidature. Anche quando ci occupiamo di problemi che toccano la vita dei cittadini, affrontiamo tutto attraverso questo filtro: ogni posizione, ogni decisione vengono dosate ed assunte se ed in quanto utili e coerenti con disegni personali, di gruppo o di corrente. Vogliamo ad esempio negare che oggi nella vita del PD delle Marche molto , se non tutto ruota attorno ai posizionamenti per le candidature delle prossime elezioni politiche ? Questa intossicazione non si può nascondere e se pure i cittadini non ne conoscono i particolari la avvertono chiaramente.
In tali, deprecabili metodi di comportamento, non vedo chiare demarcazioni di confine tra renziani ed antirenziani. Siamo un po' tutti contaminati da questo virus. Per questi motivi diffido di analisi sbrigative, e io credo auto consolatorie che promuovono l' idea che, sostituendo le figure delle caselle di comando , tutto possa cambiare in meglio. Certo, e' necessario e salutare impegnarsi per cambiare veramente questo partito , e questo comporta anche l' obiettivo di rinnovare profondamente la classe dirigente. Ma il tema non è trovare i numeri per occupare le caselle di comando per fare le stesse cose e con gli stessi metodi dei nostri avversari interni.
La sfida e' più alta ed è quella di dimostrarsi migliori dei nostri antagonisti e capaci di far rivivere un partito dove il lavoro di dirigenti animati da disinteresse e passione civile , sia capace di restituire nobiltà all' agire politico. Se continueremo ad eludere questo compito assisteremo allo spegnersi della flebile fiammella del passato che ancora ci riscalda e ci illumina la strada e sopratutto consegneremo il paese al dominio delle avventure populiste. Non possiamo certo illuderci, come fino ad oggi ci siamo lusingati, di poter vivere a lungo sulla rendita di una leadership come quella di Renzi, forte, determinata e capace di ottenere risultati molto positivi in termini di azione di governo e anche di consensi. Il PD dei territori non può essere il riflesso stanco, sbiadito e opaco dell' azione del governo. È ora di assumerci le nostre responsabilità e di restituire nei territori un' anima al PD e questo è il compito fondamentale degli innovatori, di coloro che sostengono lealmente l'impegno del segretario e del presidente del consiglio e sognano un partito capace di essere rispettato e amato, che mette al lavoro una classe dirigente rinnovata e ambiziosa di governare da protagonista , anche sui territori i mutamenti epocali e le sfide inedite che la società di oggi ci propone.
Mario Morgoni
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