Approvato il nuovo “Sistema Museo”

Il Comune di Recanati, in vista della candidatura a Capitale italiana della Cultura 2018, ha siglato un accordo di partenariato pubblico-privato in project financing per il museo di Villa Colloredo Mels, la cui gestione passerebbe alla cooperativa umbra “Sistema Museo”. L’impegno finanziario da parte del Comune è pari a 175mila euro l’anno, coperti con fondi a disposizione per le strutture museali e per il Museo dell’Emigrazione e le utenze di manifestazioni culturali. Per i prossimi 9 anni si calcolano investimenti pari a circa 4,5milioni, mentre nel giro di due anni si prevede di triplicare il numero di biglietti. (Dall’articolo del Carlino 16 giugno). Il progetto è stato presentato dal dott. Silvano Straccini, direttore di Sistema Museo Marche, e approvato ieri sera dal Consiglio Comunale. Sono previsti investimenti strutturali per il Museo Mels, Museo B. Gigli, Torre del Borgo, Chiesa di San Vito, Museo Diocesano, Foresteria Villa Colloredo, Ufficio Turistico. Sarà aperto il Museo della Musica grazie ai 600mila euro disponibili dalla Regione Marche, ristrutturando l’edificio attiguo al Teatro Persiani in modo da eliminare le barriere architettoniche e facilitare l’entrata al Museo Gigli. Sarà previsto uno spazio dedicato alla chitarra favorendo l’educazione all’ascolto. Il museo sarà riorganizzato e dotato di apparati tecnologici con contributi multimediali come la sala virtuale dedicata al Lotto. Il museo è inteso come uno spazio per la collettività, per questo alcuni spazi saranno utilizzati dal pubblico per meeting aziendali, compleanni, matrimoni, danza e performance artistiche, fino alle “notti al museo”.  Il personale sarà qualificato e seguirà i processi di formazione. Gli spazi non saranno immobili ma cambieranno con proposte espositive periodiche. Aumento di prezzo per i biglietti con 7 euro per l'ingresso normale e 8 euro con visita alle mostre. La Chiesa di San Pietrino diventerà un ufficio di nuova generazione, dove il turista sarà orientato sulle possibilità che offre tutto il territorio di Recanati e zone limitrofe.  Con l’esposizione di oggetti, prodotti gastronomici, outlet, il marketing territoriale offrirà al turista la possibilità di portare con sé un pezzo di territorio. Il soggetto promotore si fa carico di tutte le spese ordinarie, le attività di pulizie e produzione culturale straordinaria. Uno sguardo particolare va al turismo scolastico con pacchetti di offerte specifiche mirati a visite su tutto il circuito, allungando la permanenza di tre ore con attività specifiche e laboratoriali. Previste delle navette elettriche che collegano il museo a casa Leopardi con la realizzazione di un sistema viario ad anello, esterno alla città, con capolinea al Grottino dove, oltre ad un piccolo bar, sarà previsto un punto d’informazione. Annunciata la stretta collaborazione con il precedente gestore “Spazio Cultura”.

Perplessità sono state espresse dai consiglieri di opposizione iniziando da Susanna Ortolani la quale chiede se veramente c’era bisogno di chiamare una cooperativa di Perugia per mettere in atto idee già espresse dai cittadini. Paoletti, come gli altri, rimane dubbioso sul tempo contrattuale previsto per 9 anni. Anche Marinelli, pur votando a favore, ha espresso esitazione sul lungo periodo di gestione auspicando degli step precisi per sondare il percorso e l’autonomia decisionale da parte dell’amministrazione per portare avanti progetti di alta qualità ma che non generano economia.

 

Ieri, ancor prima del Consiglio Comunale, in base alle notizie uscite sui siti e sui giornali, è stato chiesto un parere alla prof.ssa Lucia Cataldo, esperta in museologia.

Quando una cooperativa è pronta a investire sul nostro museo con tali aspettative di guadagno, si deduce come il “Mels” abbia delle enormi potenzialità finora sfruttate poco e male. Ben venga allora la gestione “Sistema Museo”?

Il Museo di Villa Colloredo Mels ha enormi potenzialità, che vanno ben oltre i capolavori di Lorenzo Lotto che gli hanno dato notorietà. Il discorso però parte più a monte: la “messa a valore” di un patrimonio culturale è un’operazione complessa, frutto di una procedura ben precisa che i museologi conoscono bene: si deve prima definire la mission del museo, la sua funzione specifica in relazione al patrimonio contenuto e al territorio, quindi , in seguito, gli obiettivi e le strategie per conseguirli. La “gestione” pertanto è una operazione successiva alla definizione della mission, e che serve a mettere in pratica questi intendimenti.

In altre parole la sua domanda non è corretta: il museo non è un’ “attività commerciale” che offre molte potenzialità, in cui un “cambio di gestione” può creare un miracolo economico

 

Secondo lei in questa gestione privata, a differenza di come è avvenuto fino ad ora, non sarebbe il caso di avere una figura di riferimento come un direttore, affiancato ad un comitato scientifico, che supervisioni l’operato del gestore? 

Il comitato scientifico sarebbe fondamentale per un museo come quello di Recanati non può prescindere dall’avvalersi di competenze scientifiche in diversi settori, dall’archeologia e dalla storia dell’arte, fino alla museologia e alla cura delle collezioni che sono scienze specifiche, ma si deve dare voce anche a chi vive nel territorio: la buona “gestione” è questa. Guardi cosa è successo in pochi anni a Torino o –per citare città medio-piccole Matera e altre. Anche il vicino caso di Palazzo Bonaccorsi di Macerata infatti è un’eccellenza, lo si vede dal numero di iniziative di grande successo,  perché c’è la collaborazione di molti esperti, anche se la gran parte di essi è interna all’amministrazione: è il modello che funziona a prescindere dal ruolo istituzionale, è un modello aperto anche a idee e collaborazioni dall’esterno e dal territorio: le società di gestione intervengono, ma in un ambito dai confini ben definiti .

 

Marinelli e i consiglieri di opposizione hanno mostrato preoccupazione per il lungo periodo di gestione pari a 9 anni. Qual è il suo parere?

Anche secondo la mia valutazione, esclusivamente professionale e non orientata politicamente, sembra un periodo eccessivo.

 

Si parla spesso di identità e di territorio e le opere d’arte hanno un valore simbolico il cui insieme costituiscono la coscienza identitaria della società. Cedere ai privati la gestione del museo e le opere non sarebbe come delegare loro la formazione dell’identità territoriale? Non crede che sul piano etico venga in qualche modo sottratto alla comunità il diritto di gestire la propria identità?

In molte regioni italiane ci sono musei di enti locali che si sono consorziati tra loro in reti e sistemi museali, collaborando insieme per la costruzione di un brand identitario, secondo un modello bottom-up, che tutela l’identità territoriale (Rete Musei Piceni ne è un esempio geograficamente molto vicino). In questo modello tutto ha una maggiore coerenza, dalle iniziative scientifiche congiunte alla gestione integrata, con professionalità condivise dall’intera rete museale. Secondo i più recenti orientamenti  della museologia i musei degli enti locali dovrebbero ascoltare anche le idee e le proposte dei cittadini o delle associazioni culturali: i musei degli enti locali sono infatti specchio di un preciso territorio e della sua storia e non frutto soltanto di una volontà collezionistica.

 

Reputa che questo cambiamento sia importante ai fini della candidatura di Recanati Capitale della Cultura 2018?

No, come ho già detto  l’importante per raggiungere l’eccellenza è come viene messo a valore il patrimonio culturale, non chi lo gestisce

 

Lucia Cataldo è docente presso l’Accademia Belle Arti di Macerata, dove insegna fin dal 1995. Recentemente è stata chiamata dal Ministero dei Beni Culturali a svolgere il ruolo di discussant nel Convegno Internazionale di Museologia svoltosi a Roma il 26 – 27 – 28 Maggio 2016 al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, e il 5 luglio sarà a Milano per il Convegno Mondiale sui Musei.

Nikla Cingolani

 

 

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