E’ possibile esercitare l’attività di ristorazione con successo senza essere mai citati in guide patinane? Sembrerebbe proprio di sì. Basta arrivare al Bachero, una contrada evocativa sul Musone, una contrada di confine tra il Comune di Cingoli e quello di Jesi per accorgersene. Lì lungo la strada sorgeva una stazione di posta diventata poi osteria/ spaccio, denominazione mutuata, come era costume dei tempi, da una trentina d’anni in Trattoria Atonia. Atonia, classe 1928, non conosce il Nebbia, non ha letto il Tirabasso, non sa nulla di forchette ma sa tanto di uova, farina e tagliatelle. Cominciò a trasformare l’osteria in trattoria quando i Tombolini impiantarono la vigna, dopo anni di successo, con la cottura delle spuntature lungo la strada e il sugo con l’interiora del vitello da latte chiamato la pagliata. All’interno un bancone da farmacista sta a dividere la cucina dal grande salone tipo refettorio francescano. Alcuni specchi, diplomi a testimonianza dei fasti e quadri kitch alle pareti completano l’arredamento spartano del locale, caratterizzato anche dal vociare degli avventori intabarrati con pesanti maglioni. Nel 1991 la conduzione del locale è passato alla figlia Tiziana e al marito Toso, uno dei più rinomati cuochi e polentari di Santa Maria in silva. Tutto questo per dire che a fine anno il locale chiude per poi risorgere in un finto fienile un po’ più in alto un po’ più verso Cingoli. La gestione passerà al nipote di Atonia, il figlio di Tiziana formatosi tra tradizione familiare e rigorosi studi di scuola alberghiera. Addio Bachero, addio vecchi avventori, addio commercianti, camionisti e pensionati che avete trovato un po’ di felicità davanti ad un piatto fumante appena scodellato da Atonia. Addio tintinnio di forchette e di vetri per l’ultimo bicchiere prima di rimettersi in viaggio. Addio bicchiere della staffa.
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