Città Ducale, Camerino Città ducale

Le nostre città, una volta pomposamente blasonate, sono sempre più banalizzate con l’aggiunta di suffissi da Pro loco, prodotti da quella incolta provincia sorvolata dal Picchio del Ver sacrum, ad una folcloristica definizione da fedelterra: terra delle armonie. E dire che proprio l’evocato Leopardi disprezzava a tal punto la sua cittadina da definirla vilissima zolla. E dire che Recanati dopo essersi fregiata per diversi anni di un velleitario quanto sciocco territorio denuclearizzato, ora si limita ad un rispettoso suffisso sotto il cartello stradale: città della poesia. E che dire di Macerata, già Atene delle Marche, ridotta con una aggiunta da far tremare le vene ai polsi agli abitanti di Sparta: Città della pace? Il richiamo corre veloce alla Città della domenica e ad altri paesi dove poter trovare il Graal. Poi ci sono le città certificate che hanno abbandonato la propria storia e i propri fasti per cartelli abusati da mulino bianco. E’ il caso di Camerino. Infatti basterebbe percorrere un tratto della vecchia SS 77 (ora SP77) ora frequentato per lo più da donne che vendono l’amore, quel tratto si strada che va da Campolarzo a Sfercia per scorgere un meraviglioso cartello di archeologia turistica con su scritto a caratteri cubitali: Visitate/ Camerino/ Città Ducale. Peccato che sotto quel cartello emerito sosti solo Bocca di Rose. Quando si vedono certi cartelli con riconoscimenti da giochi senza frontiere e gemellaggi vari il nostro pensiero va a quell’infernale versetto di Dante: ;

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