Vinceti sfida la famiglia Leopardi.

Questa volta vuole andare sino in fondo per fare chiarezza sulla morte di Giacomo Leopardi per troppo tempo avvolta nel mistero. Silvano Vinceti, scrittore di storia, già autore e conduttore RAI, Presidente della Fondazione Caravaggio, ha lanciato un manifesto appello, che sarà tradotto anche in lingua inglese, per raccogliere adesioni da tutto il mondo, e non soltanto dall’Italia, perché si proceda al confronto del dna dei resti contenuti nella tomba di Leopardi, posta nel parco Virgiliano di Napoli, con quello di un discendente maschile della famiglia Leopardi.

Perché questa iniziativa?

“Abbiamo fatto varie ricerche in tutti questi anni che pongono sempre più dubbi che a Piedigrotta ci possano essere le spoglie di Giacomo Leopardi. Verità deve essere fatta e mi auguravo che fossero proprio i discendenti di Leopardi i primi a volere portare luce in questo buio perché è un atto dovuto all’uomo Leopardi oltre che alla sua grandezza.”

E’ dal 2004 che ha lanciato questa idea del dna. Come mai dopo dodici anni ritorna all’attacco?

“La ripresa di interesse è nata da incontri con alcuni storici e da alcuni libri che sono nel frattempo usciti, fra cui quello di Loretta Marcon (ha costituito un club degli amici di Giacomo ndr), molto documentato sulla morte di Giacomo Leopardi.”

Perché questa raccolta di firme? Non era possibile un’altra via da percorrere?

“L’abbiamo tentata in passato quando a Napoli sindaco era la Jervolino e a Recanati c’era l’onorevole Franco Foschi direttore del Centro Studi. Ebbi allora un incontro anche con la contessa Anna Leopardi. Ho riprovato di nuovo circa un anno fa. Scrissi una lettera alla famiglia in cui chiedevo un incontro. Quella lettera non ha ricevuto mai alcuna risposta. A questo punto è nata l’iniziativa del manifesto appello.”

Cosa spera di ottenere?

“Che si chiarisca una volta per tutte che non è un’iniziativa bizzarra del sottoscritto e del nostro comitato ma che essa trova un consenso traversare ampio da parte di tutti coloro che trovano utile condividere questa ricerca di verità attraverso l’esame del dna. Io vorrei un confronto pubblico con i rappresentanti della famiglia Leopardi perché mi convincessero che quello che sto facendo è un’idea stupida e sciocca che nasce da una mia paranoia. Ma non è così.”

Una campagna di verità?

“E’ così. E’ una questione etica e morale mentre la falsità è immorale. L’ambiguità significa non prendere posizione, il fuggire o il nascondersi sono atteggiamenti vili.”  

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