Grazie Dio di averci salvato: la testimonianza del recanatese Valerio Arbotto

“Grazie Dio per averci graziato stanotte, grazie e ancora grazie, dopo quella tremenda scossa che alle ore 03:36 ha distrutto tante vite innocenti. Non credevo di poterla raccontare, invece sono qui sano e salvo con la mia famiglia. Grazie a quell'uomo coraggioso di Arquata che ha deciso di rischiare la sua stessa vita per entrare nel suo piccolo negozio di alimentari semidistrutto per arraffare i primi generi di necessita come latte, biscotti e snack per i più piccoli in modo da far mettere qualche cosa sotto i denti. Grazie a chi scava incessantemente.”

Il recanatese Valerio Arbotto è proprio convinto di avere qualcuno che lassù protegge lui e la sua famiglia visto che è riuscito a scamparla dal terremoto e oggi può raccontare la sua tragica notte dalle pagine di face book nel tepore della sua casa nel quartiere Le Grazie dove vive con la moglie Lucia Foresi e le due figlie Sara e Giada, di 11 e 14 anni.

Erano in vacanza da domenica scorsa nel bred&breakfast “Centro dei Due Parchi” nella frazione Borgo di Arquata del Tronto quando “alle 3:36 il risveglio tremendo della scossa di terremoto accompagnata dal classico boato assordante. Siamo scesi in strada, racconta, e rifugiati nel campo sportivo del paese allestito con mezzi di fortuna. Lì siamo stati fino a circa le 8,30 quando abbiamo deciso piano piano di ritornare a casa.”

Dipendente della ditta Eban di Recanati racconta di un inferno che non sembrava terminare mai e della sua massima preoccupazione a cercare di tenere calma la sua famiglia, specie le bambine, di tante, troppe case  lungo la strada, fatta di corsa verso il punto di raccolta più vicino, crollate sotto il dondolio del terremoto, di urla di dolore, di disperazione, di un paese distrutto così come purtroppo lo abbiamo visto nelle immagini di queste ore.

“Accenderò un cero a Sant’Antonio, dice, perché siamo riusciti a cavarcela quando la scuola vicina a noi è crollata tutta e di molte case rimanevano solo frammenti di mura sospese nel cielo.”

Arbotto coraggiosamente è ritornato anche sui suoi passi per recuperare qualcosa dalla loro camera d’albergo prima di accamparsi al campo sportivo allestito come punto di sostegno.

Oltre a quegli attimi di panico riporta, però, dalla vacanza il ricordo della generosità e disponibilità della popolazione e dei soccorritori come quel proprietario di un negozio di alimentari che è rientrato nella sua bottega per prendere e portare agli sfollati tutto quello che poteva servire per dare un aiuto. Ieri notte non se l’è sentita di dormire a casa sua, al terzo piano, e quindi tutti accampati a casa della mamma della moglie a piano terra.

Ha promesso che ritornerà in quelle terre chiedendo a tutti di non abbandonare la popolazione in un momento di così grande dolore.  

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