In questi anni i nostri amministratori ci hanno confermato che la spinta motrice di tutte le loro azioni è la brama di potere, la visibilità, e lo stipendio assicurato nei secoli dei secoli. Il sindaco Fiordomo ha ricevuto due giorni fa, all’improvviso e senza invitare la cittadinanza, alcuni membri del comitato spontaneo “pro ospedale” perché voleva chiarimenti: che scenda le scale del palazzo e venga a parlare con la povera gente, avrà tutti i chiarimenti che cerca! Dice di stare dalla parte dei cittadini quando la sua presa di posizione l’ha dimostrata fin dall’inizio, facendo campagna elettorale a chi ha distrutto la sanità pubblica; annunciando prima e confermando poi di essere d’accordo con l’aberrante progetto di smantellamento degli ospedali pubblici; non ha fatto NULLA per provare a cambiare le cose, ma ha continuato a mentire spudoratamente. Ora sta giocando a braccio di ferro con altri sindaci della regione. Per tutelare il nostro diritto alla salute? No, neanche per sogno! Per ottenere i milioni necessari ad un nuovo ospedale anziché chiedere di potenziare quello che già c’è. Il sindaco dice di stare dalla parte di chi protesta e poi attende il corteo a palazzo, neanche fosse il Re Sole che saluta la corte dal balcone. Vorremmo invece vederlo mettersi LUI in prima linea a guidare il corteo in Regione per protestare! Avremmo voluto che, come hanno fatto 27 sindaci del pesarese, avesse chiesto pubblicamente in conferenza dei sindaci di area vasta, di ridiscutere con i vertici regionali le azioni di riordino delle reti cliniche e di condividerlo con il territorio. E se non avesse ottenuto nulla dal suo stesso partito, ammettere la sconfitta, togliersi la fascia e dare le dimissioni per la sua mancata capacità di farsi valere e farsi ascoltare. Invece no, il sindaco addita come cause Ministero e Regione che lui stesso RAPPRESENTA, VOTA E APPOGGIA! Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: NON SARÀ CHI HA CREATO IL PROBLEMA A RISOLVERLO! Ben venga il corteo, va benissimo la mobilitazione di massa, ma ricordiamoci che non andiamo a chiedere favori o ad ascoltare scuse o ad accettare compromessi, bensì a pretendere che i responsabili dello sfacelo ci restituiscano un diritto costituzionalmente garantito.
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