Solo chi non conosce la realtà del Colle dell’Infinito può credere che gli ultimi eventi sismici ne abbiano minato la sua stabilità. Questa parte della città, legata strettamente alla poesia leopardiana e luogo per eccellenza turistico, non ha mai goduto di ottima salute per via di un lento smottamento del terreno che ne ha provocato, nel tempo, ferite profonde. “Le crepe che sarebbero comparse con il sisma erano da tempo note” afferma Antonio Baleani che in più di una occasione ne aveva documentato l’esistenza con una ricca documentazione fotografica. Ma le sue preoccupazioni non sono mai state ascoltate, ci dice, "anzi venivano snobbate perché non degne neppure di un cenno di riscontro da parte dell’amministrazione, forse perché provenivano da un esponente politico di minoranza." Baleani afferma ora che “la crepa, che è stata evidenziata dal sindaco sul muro, dove è posto l’incipit della famosa lirica leopardiana, forse con il terremoto si è allargata ma è molto vecchia.” Di quella crepa addirittura ha memoria persino una recanatese, che aveva trascorso diversi anni come educanda nel confinate convento delle suore di Santo Stefano, chiuso da moltissimi anni. Le due foto sono state scattate in tempi diversi: a sinistra l’istantanea è del primo novembre 2016, a destra è del 7 aprile 2015. Per non parlare delle
ancor più evidenti crepe presenti sul muro di contenimento che guarda sull’ex statale 77, di cui tutti i recanatesi ne hanno conoscenza ancor prima del terremoto. Non si comprende, quindi, come mai si sia voluto creare un clima di allarmismo sulle condizioni del Colle che ha finito per arrecare un inevitabile danno al turismo della città del “Giovane favoloso”.
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