Molte le parole spese nelle ultime settimane sull’operazione Astea da parte di rappresentanti della società e di alcuni esponenti delle diverse amministrazioni che compongono il variegato puzzle societario. Da tempo si parlava della ‘opzione vendita’ delle quote di Astea Energia.
Un altro argomento negli anni oggetto di confronto tra i soci della holding è stata la possibile liquidazione dell’attuale socio privato, che sino a qualche tempo fa esprimeva l’amministratore delegato di Astea.
Purtroppo questi argomenti, come altri, sono arrivati solo superficialmente al vaglio dei Consigli Comunali che hanno avuto poche occasioni – l’ultima a Recanati proprio nell’anno 2016 – per comprendere quale fosse la strategia della Holding e delle società di secondo livello. In realtà anche in quelle rare occasioni non si è fatto cenno rispetto alle operazioni in oggetto. Fortuna l’operazione per il trasferimento di quote da Astea a Centro Marche Acque (sul versante servizio idrico integrato) per tutelare l’affidamento del servizio, passaggio obbligatorio, altrimenti anche questa scelta probabilmente sarebbe stata presa da pochi eletti.
Sono consapevole della differenza sostanziale tra diritto societario, norma del codice civile e diritto amministrativo e pubblico. Sarebbe logico che una società di capitali si muovesse all’interno di regole diverse da quelle pubblicistiche. Tuttavia, è il legislatore che negli anni ha sempre più reso restrittive le regole delle società partecipate e controllate dalla pubblica amministrazione.
Il piano di razionalizzazione del mese di marzo dimostra come ogni ente locale debba prevedere il percorso di mantenimento o fusione o ancora soppressione delle singole società, qualora la sua partecipazione non sia più giustificata a fronte di requisiti economico-finanziari ma anche giuridici e organizzativo-gestionali che il legislatore ha reso più difficili da rispettare (facendo suoi alcuni suggerimenti del Piano Cottarelli).
Insomma, in poche parole, il pubblico entra sempre di più nelle dinamiche societarie di soggetti partecipati. Peccato che l’operazione Astea Energia sia stata decisa tutta fuori dal consesso consiliare. Il sindaco, in base ad una delega iniziale ha deciso per tutti: a) se vendere; b) la percentuale di quote; c) come suddividere i successivi utili; d) forse anche la destinazione di questi nelle voci del bilancio comunale.
Una responsabilità che sarebbe stato opportuno condividere con il Consiglio Comunale, anche in assenza di un obbligo giuridico (operazione che sembra nascere ben prima della Legge Madia che ha dato luogo al Decreto sulle partecipate).
Oggi rimane ben poco da decidere. Tuttavia, posto che in questo periodo storico ed alla luce della normativa vigente possa sembrare opportuno vendere parte delle quote del settore di riferimento della società, sono dell’idea che:
- si dovesse riflettere maggiormente sulla percentuale di quote da vendere al mercato;
- si dovesse avere maggiori certezze rispetto alla tutela dei dipendenti di Astea;
- si dovesse stabilire a monte che l’utile derivato dalla vendita della quote dovesse servire, nella parte maggiore, per la ri-patrimonializzazione della società, finalizzata alla capacità di indebitamento di Astea per la partecipazione a gare nel contesto dei servizi pubblici locali;
- si dovesse, da ultimo, stabilire che gli introiti elargiti ai Comuni soci dovessero essere spesi per investimenti (opere pubbliche, manutenzioni straordinarie – strade, scuole, patrimonio ecc.).
Non credo quindi si possa fare ancora molto rispetto alla vicenda Astea Energia – anche se ogni aspetto dovrà essere seguito con attenzione dal CdA – ma sicuramente il Consiglio Comunale di Recanati dovrà deliberare riguardo la variazione di bilancio in entrata e sono convinto che almeno in quella occasione i consiglieri potranno esprimersi liberamente verificando che gli utili vengano spesi bene e per la realizzazione di opere necessarie alla collettività.
Rimane la convinzione che gli argomenti più rilevanti debbano tornare ad essere oggetto di un vero confronto. In caso contrario sarebbe davvero limitato lo spazio per la democrazia e l’amministrazione non farebbe che alimentare incomprensioni a vario livello e di diversa natura, elevando il livello di contrapposizioni e favorendo l’emergere di atteggiamenti poco responsabili, assai diffusi in un ambiente restio ad ogni forma di dialettica.
Il Presidente del Consiglio Comunale di Recanati
Massimiliano Grufi
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