Continuano a piovere le proteste da ogni dove sul mancato coinvolgimento del consiglio comunale di Recanati sulla decisone di vendere da Parte di Astea spa il ramo energia. Osimo lo ha fatto, Recanati no. Perché? Duro il giudizio di Dino Latini, ex sindaco di Osimo, sulla decisone dei sindaci Pugnaloni e Fiordomo, dei due maggiori comuni del gruppo Astea, che si sono assunti la responsabilità di aver consumato “in un lampo quello che è stato costruito in oltre 100 anni e passa di storia solo per esigenze di natura elettorale: si mangiano 29 milioni di euro di valutazione di Astea Energia, cioè luce e gas, nell’arco i pochi minuti ritrovandosi con tutte le difficoltà di avere due soci privati, con delle cause che comunque l’Iren ha già in qualche modo promosso e con il fatto che le somme che incasseranno sono destinate a bruciarsi nell’arco di pochissimo tempo quello che si chiama ciclo elettorale.” La valutazione di Astea Energia fatta da un perito è da 25 a 28 milioni di euro. L’unico che ha fatto l’offerta su tre chiamate, e qui sta il primo vizio di legittimità, afferma Latini, perché infatti non hanno fatto una gara ad evidenza pubblica come noi abbiamo fatto nel 2000 quando abbiamo privatizzato il 30% di Astea? Loro invece hanno chiamato solo tre società di cui due, l’Iren e la società di Verona, sono in guerra e in difficoltà con Astea in quanto sono soci e sono in contenzioso per cui l’unico che ha partecipato è stata la Sgr che ha valutato la proposta dai 29 ai 30 milioni di euro complessivamente. E’ in vendita il 70% per cui consentirà di avere all’Astea una cifra di 20 milioni di euro. L’impegno generale era che con questa somma si liquidasse il socio privato Iren per avere la pubblicizzazione totale dei servizi di acqua e dei rifiuti: così in realtà non avviene perché il socio privato chiede per andare via 19 milioni – è il valore che oggettivamente ha con la partecipazione al 20% di Astea e cioè su un capitale che attualmente vale 100 milioni – per cui loro decideranno di non liquidare e quindi di tenere il socio privato, a differenza di quanto sbandierato e promesso, e di lasciare 10 milioni o giù di lì all’interno di Astea e 10 milioni li divideranno fra tutti i soci. Così porteranno il socio Iren ad avviare l’azione di recesso e così lui ha diritto di avere la sua quota, e cioè 20 milioni, ma non si avrà più la forza perché una parte di questa somma (dovuta all’incasso della vendita di Astea Energia) è stata consumata da tutti i Comuni per fare opere certo necessarie ma che poi non danno utili.”
;