Il pericolo era stato preventivato dai medici di famiglia di Recanati sulla quanto mai inevitabile interferenza che si sarebbe generata tra attività ambulatoriale e l’adesione all’ospedale di comunità. E il cartello, che è apparso ieri fuori dell’ambulatorio in via Cavour del dottor Cristallini, uno dei cinque medici recanatesi che ha aderito al progetto guidato e voluto dal delegato alla sanità Antonella Mariani, ne è la riprova lampante. Sul cartello, rivolto ai suoi pazienti, si leggeva, infatti, che l’ambulatorio non si sarebbe svolto perché il loro medico era di turno all’ospedale Santa Lucia, le famose quattro ore di servizio più le otto ore di reperibilità, per assistere ai ricoverati, in media una decina di cui ancora in parte costituiti da sfollati.
A rimetterci, come era prevedibile, sono i pazienti che si trovano ridotti i giorni e le ore di attività ambulatoriale. Alcuni medici, per alleviare i disagi, invitano i mutuati a recarsi in ospedale per essere visitati o per il ritiro della ricette, come ci ha confessato uno di loro che non ama farsi “tanta pubblicità”.
Il comitato pro ospedale è consapevole di quanto sta accadendo tanto che si è riunito di recente decidendo di avviare una campagna d’informazione in previsione di una nuova manifestazione pubblica con una serie di incontri da svolgersi nei quartieri. Insomma, l’attività per far rinascere l’ospedale, dotandolo di nuovo di servizi indispensabili, e per salvaguardare il Punto di primo Intervento, destinato a chiudere a fine primavera, “continua senza alcun tentennamento o segnali di stanchezza, dice il suo portavoce, Maurizio Trasacco che aggiunge che “ogni giorno giungono nuove adesioni di chi vuol far parte di questa battaglia che è difficile ma necessaria”.
Crescono, inoltre, le lamentele dei recantesi sul graduale impoverimento dei servizi ospedalieri, non ultimo la riduzione drastica delle sedute di radiologia nella giornata di sabato mattina dove si eseguono solo gli esami per la Moc (misurazione del calcio nelle ossa), e quelli in regime di urgenza. Non si eseguono più gli esami di routine che permettevano sino a ieri di soddisfare una ventina di pazienti. Questo dopo che uno dei quattro tecnici è stato trasferito in pianta stabile all’ospedale di Civitanova, decisione peraltro che ha causato per tutto il mese di febbraio il blocco delle ferie del personale. A marzo, per garantire le ferie, al mattino invece di due tecnici dovrebbe operare uno solo.
Tutto questo comporta un rallentamento delle prestazioni con conseguente prolungamento delle liste di attesa a meno che i recanatesi non decidano di fare gli esami in altra sede prenotando attraverso il Cup regionale. Disagi che si sommano a disagi che ricadono soprattutto sulle persone anziane e sui loro familiari con inevitabili costi economici.
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