(nella foto di copertina riproduzione manoscritta della signora Carmela Magri)
di Nikla Cingolani
Giacomo Leopardi compose le Ricordanze a Recanati dal 26 agosto al 12 settembre 1829, dopo tre anni di assenza dal natio borgo selvaggio. E’ il canto della memoria, dove ritrova le cose e le abitudini di un tempo e riaffiorano nella memoria immaginazioni, sogni, illusioni dell’infanzia e dell’adolescenza. I ricordi sono vissuti e riprodotti con tutte le emozioni più indescrivibili ma, se il ricordo è dolce di per sé, allo stesso tempo con dolor sottentra il pensier del presente. I rintocchi dell’orologio della torre del borgo che suona le ore, durante le sue notti insonni, nella sua buia stanza, erano la chiamata al tempo presente e nuovo stimolo a rammentare. Tuttavia per alcuni studiosi Giacomo Leopardi non poteva assolutamente sentire i rintocchi delle ore provenienti dalla Torre del Borgo.Tra questi vi è la testimonianza di Don Lauro Cingolani nel suo manoscritto di Storia Locale, dove afferma che “mai Giacomo Leopardi poté udire il suono dell’orologio della torre, poiché nel Sacco che i Francesi fecero di Recanati nel 1798, furono asportate dalla torre le campane come preda di guerra e spedite a pezzi ai francesi per farne cannoni. Le campane furono rimesse nel 1839, troppo tardi per il Poeta” che morì nel 1837.
Questa impostazione viene attualmente smentita da uno scritto inedito di Monaldo Leopardi, scoperto dalla signora Carmela Magri, collaboratrice per molti anni della contessa Anna, sollecitata dal dott. Sergio Beccacece, che ha riaperto la questione. Purtroppo casa Leopardi non ha permesso la fotocopia del prezioso materiale ma ha concesso alla Magri la trascrizione a mano.
Il Conte Monaldo descrive una cronaca dettagliata dalla prima “gettata” della campana fino al momento del suo primo rintocco. La notte del 30 giugno 1804 alle ore 4, in un sotterraneo dei Padri Nuovi Conventuali fu gettata una campana da mettere nella “pubblica Torre” per sostituire le 4 “belle e ottime, spezzate e distrutte dal Governo francese il dì 25 giugno 1799 in cui fu saccheggiata la nostra città”. Il primo getto non andò a buon fine, cosi il 13 luglio alle 14.30 la campana fu colata di nuovo dagli artieri di Rimini; il 18 luglio la nuova campana “riuscita molto buona”, fu asportata dalla forma; il 31 luglio fu benedetta dal vescovo nella chiesa di San Domenico; l’1 agosto fu istallata sulla Torre di piazza; il 3 agosto per la prima volta furono suonati “i tredici rintocchi dell’Ave Maria del Mezzogiorno” e alla sera suonò per la festa del Beato Girolamo. La testimonianza di Monaldo è puntuale e importante perché sembra abbia seguito in diretta tutte le varie fasi. Chissà se il piccolo Giacomo – all’epoca aveva 6 anni – abbia assistito con il papà i momenti della lavorazione fino al giorno del primo rintocco, suono che avrebbe udito successivamente come notava nello Zibaldone (36):
Sento dal mio letto suonare (battere) l’orologio della torre. Rimembranze di quelle notti estive nelle quali, essendo fanciullo e lasciato in letto in camera oscura, chiuse le sole persiane, tra la paura e il coraggio sentiva battere un tale orologio. O pure situazione trasportata alla profondità della notte o al mattino ancora silenzioso, e all’età consistente.
Il dibattito è interessante e aperto ad eventuali contributi e scoperte.
Tutta la documentazione fotografica appartiene al Dott. Sergio Beccacece
Foto: Manoscritto di Don Lauro Cingolani
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