Aveva da tempo programmato in regime di day hospital un piccolo intervento chirurgico e ieri mattina, di buon'ora, si è recato all’ospedale di Civitanova Marche. Appena giunto una solerte infermiera predispone la cartella clinica del sessantenne recanatese e gli dice di attendere di essere chiamato.
L'uomo pazientemente si mette seduto su una seggiola in sala d'attesa e, seppur ansioso e un po' preoccupato per l'intervento, attende fiducioso il suo turno. Passa un'ora, due, tre, quattro e la chiamata non arriva.
L'uomo cerca di avere informazioni ma la risposta del personale è sempre la stessa: "Deve avere pazienza e aspettare il suo turno". E il sessantenne aspetta: aspetta la quinta e anche la sesta ora ma a quel punto ha finito proprio la pazienza. Raccoglie le sue cose e, senza salutare nessuno, se ne ritorna a casa.
Alle 15 l'ospedale lo chiama al telefono per sapere che fine avesse fatto e l'uomo, a cui ancora non era del tutto sbollita la rabbia, rimanda al mittente la domanda con un giudizio non proprio positivo sull'operato e l'organizzazione dell'ospedale.
Il personale al telefono ha cercato di spiegare la mole di lavoro e l'impossibilità di programmare diversamente gli intervento ma il recanatese non ha voluto sentir ragione: l'intervento se lo farà in una struttura privata convenzionata e a Civitanova cercherà di non mettere più piede.
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