Festa in famiglia per Luigi Vincenzoni, nipote del tenore recanatese Beniamino Gigli, e sua moglie Guerrina Cesarini che ieri hanno ricordato il 60° anniversario delle loro nozze che sono avvenute il 26 agosto 1957.
Non tutti sanno che il matrimonio di Luigi Vincenzoni è stato caratterizzato da un contrattempo curioso. “Avevamo fissato il matrimonio a Loreto di lunedì, racconta Vincenzoni, perché era il giorno in cui l’altar maggiore, dove mia moglie si voleva sposare, non era occupato dai treni bianchi e, soprattutto, perché il testimone d’anello di mia moglie sarebbe stato mio zio Beniamino ed avrebbe cantato Plinio Glabassi, marito di Rina Gigli. Il banchetto nuziale, per circa 60 persone, era stato fissato all’Hotel Marchigiano “Bel Vu’”. Il direttore del ristorante, Aurelio D’amico, che si piccava di essere anche lui un cantante, mi telefona il sabato pomeriggio del 24 agosto dicendomi che gli avevano chiuso l’albergo e non potevamo fare il banchetto nuziale.”
Motivo? Il fratello di D’amico, titolare dell’albergo, aveva dato ospitalità alla dama bianca, la donna di Fausto Coppi (Giulia Occhini, moglie ventisettenne di un facoltoso medico). Uno caso di “more uxorio” (adulterio) e la questura di Ancona fece chiudere l’albergo per una settimana per immoralità. La dama bianca passò anche qualche notte nel carcere di Ancona.
“Presi la vespa, racconta ancora Vincenzoni, e corsi alla villa di Montarice dove viveva mio zio Beniamino (zio non cantava più per motivi di salute tanto che tre mesi dopo, a novembre, morì). Lui subito fece tirare fuori la sua Alfa Romeo e si recò ad Ancona, molto probabilmente per parlare con il questore, e sistemò tutto. Mi potevo sposare regolarmente alla data fissata e fare il pranzo al ristorante “Il Marchigiano”. Potevamo, però, usare solo la sala e non le camere e quindi se la sposa si doveva cambiare d’abito doveva farlo a casa sua. Così è stato fatto e il matrimonio poté essere celebrato.”
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