A Loreto il busto dedicato a Giuseppe Garibaldi, situato nell'omonima piazza, è stato al centro di una controversia tuttora irrisolta. Realizzato dallo scultore Ettore Ferrari, (famoso per aver compiuto diversi monumenti all'eroe risorgimentale in varie piazze italiane – Vicenza, Pisa, Cortona, Macerata e Rovigo) manca dell'epigrafe a lui dedicata, nonostante fosse stata scritta da Felice Cavallotti su richiesta del comitato cittadino nato nel 1883 per promuovere il monumento. Si intuisce che il ritratto è del generale, non solo ovviamente per la piazza a lui dedicata, ma per la tipica iconografia che lo ritrae con un piccolo fazzoletto al collo, lo sguardo autorevole e severo dell’età matura, la barba morbida, la capigliatura fluente, e il tipco mantello. L’immagine del generale, divenuta simbolo assoluto e universale di tutte le battaglie per la libertà, è priva di ogni iscrizione che lo ricordi. L’epigrafe non fu mai collocata a causa di una frase considerata offensiva per la città di Loreto ritenuta famosa per “i miracoli della superstizione”, così scrisse Cavallotti. La controversia diventò un caso nazionale e nell’aprile del 1886 il monumento fu inaugurato senza l'epigrafe.
Questo argomento è stato trattato da Lino Palanca, direttore della rivista Lo Specchio e recentemente nominato dal ministro Franceschini Membro della Deputazione Storia Patria delle Marche, durante l’incontro del 5 dicembre all’UNIPER nel corso Storie e Personaggi Recanatesi, diretto dal dott. Sergio Beccecece. “Una vicenda nata male, cresciuta a dismisura e il cui vero protagonista, il generale, attende ancora gli sia reso completo l’omaggio dovutogli.” Così scrive Lino Palanca nel suo articolo "Garibaldi, la lapide nata muta", dove spiega la vicenda. La risposta di Beccacece non si è fatta attendere e lancia un appello all’amministrazione di Loreto per collocare l’epigrafe sul monumento: “Anche la Santa Casa non ha mai parlato di miracolo; quella della casa arrivata in volo a Loreto è una pia tradizione che non va assolutamente offesa, ma ora è tempo di porre rimedio a questo oltraggio storico e posizioniamo sul monumento l’epigrafe di Felice Cavallotti; altrimenti perché ci definiamo civili e democratici ?”
Clicca sulla barra e ascolta
;