Sa che è una scelta inevitabile, quella della fusione della banca di Credito Cooperativo di Recanati-Colmurano con una sua consorella, molto probabilmente quella di Filottrano, ma quello che preoccupa il recanatese Pietro Bitocchi, revisore dei conti dell’istituto di credito leopardiano sino al maggio dell’anno scorso, è il rischio, quanto mai concreto, che si dovrà procedere ad una riduzione del personale. Questo passaggio lo considera inevitabile.
“Sinceramente il problema da non sottovalutare, dice Bitocchi, è che ogni fusione comporta sempre dei tagli al personale dal momento che sono banche che confinano, non sono lontane l’una dall’altra e molti sportelli sono dei doppioni”. I tagli riguarderanno poi anche gli amministratori perché da due collegi sindacali si passerà ad uno, così il cda e il presidente. Resta l’incognita del comune capofila che secondo Bitocchi sarà Filottrano, secondo le indicazioni di Banca Italia. Comunque il problema maggiore resta il personale.
“Abbiamo nella Bcc di Recanati dipendenti, aggiunge Bitocchi, validi, qualificati. Io ho avuto modo di conoscerli direttamente. Mi dispiacerebbe, quindi, che venissero penalizzati. Inoltre, ricorda Bitocchi, oggi noi stiamo informatizzando tutta la nostra vita e con le possibilità che ci sono di fare operazioni bancarie on line già in tempi normali un numero così diffuso di sportelli sarebbe un’organizzazione da rivedere”. Si dice quindi contento di essere fuori dal Collegio sindacale sia perché quest’anno compie 75 anni e “largo ai giovani!” è il suo motto sia perché non sarà costretto a scelte difficili.
L’ex revisore dei conti ricorda che la BCC di Recanati-Colmurano “ha un prestito di 13 milioni di euro, che sta rimborsando, che allora ha permesso alla banca di sopravvivere e di far fronte ai debiti in sofferenza. Da allora si è molto rallentata in generale l’attività bancaria e di conseguenza l’economia del territorio. Sono convinto che un tempo il vecchio cda ha cercato di far sviluppare l’economia del territorio, magari rischiando senza pensare ad una crisi così devastante. Era la banca che dava una spinta all’economia, specie alle piccole imprese che avevano più difficoltà ad avere finanziamenti dagli istituti di credito a livello nazionale. Sono convinto che il vecchio cda ha agito pensando di farlo per il meglio. Chi oggi deve acquistare una casa o aprire un’attività si trova bloccato da una burocrazia eccessivamente prudente. C’è da aggiungere, infine, anche la situazione di precarietà sul posto di lavoro che rende tutto più difficile tanto da richiedere a volte delle cose oltre il normale buon senso come l’impegno da parte di tutti i familiari per avere garanzie”.
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