Arrestati il padre e due figli “imbroglioni” autori di oltre 70 truffe in tutta Italia

Il padre e due figli “imbroglioni” sono stati scoperti grazie ad alcune segnalazioni, giunte ai militari del NORM della Compagnia Carabinieri di Osimo nelle prime ore della mattinata del 28 marzo c.a., quando due anziane nonne hanno ricevuto la telefonata da parte del “finto Maresciallo dei Carabinieri”: Pronto?… Buongiorno signora, sono il Maresciallo dei Carabinieri… non si allarmi, la chiamo perché suo nipote è rimasto coinvolto in un incidente stradale… sta bene, ma l’abbiamo trattenuto in caserma… ci sarebbe una somma da pagare per risarcire il danno e farlo tornare a casa senza problemi giudiziari». Così gettavano nel panico le loro vittime per convincerle, con l’inganno, ad estorcere cifre che potevano arrivare anche a 6 mila euro.

Mettetevi nei panni della nonna contattata per aiutare il ragazzo. Valutate la fiducia che ispira la divisa sbandierata dall’autore della telefonata. Concedete pure l’abilità dei truffatori, che inventavano di sana pianta ruoli e circostanze e, come quei cartomanti delle tv locali, riuscivano a farsi dire nel corso della telefonata il nome del nipote («Sì, proprio lui…») e indirizzo della truffata. Chiudete infine il cerchio con la prontezza dei complici del telefonista, che in tempi strettissimi arrivavano a casa dell’anziana vittima, prendevano contanti e gioielli e rapidamente li reinvestivano in acquisti utili all’organizzazione oppure li nascondevano in bonifici o li scambiavano nei «compro oro».

 

A finire nella rete dei Carabinieri della Compagnia di Osimo, oltre ai due fratelli napoletani – arrestati nel mese di novembre 2017 – ora è finito dietro le sbarre del carcere di Napoli Poggioreale anche il loro padre E.A. classe 54, artefice e promotore di tutta la sequela dei delitti contestati nonché fondatore dell’associazione a delinquere individuata e contestata. A mettere le manette ai polsi sono stati proprio i Carabinieri del Nucleo Operativo di Osimo che hanno condotto le indagini, che si sono recati in trasferta a Napoli accertando anche la lussuosa abitazione in cui lo stesso viveva

Nella mattinata del 28.03.2017 sono giunte alla centrale operativa dei Carabinieri di Osimo quattro telefonate dove le anziane vittime, due residenti a Loreto, una a Numana ed una a Sirolo, raccontavano la “storiella” da parte del “finto Maresciallo dei Carabinieri” senza sapere però che sin dalla prima telefonata, il vero Maresciallo dei Carabinieri, in forza al Nucleo Operativo della Compagnia di Osimo, in abiti civili e con autovettura con targa di copertura, si era già recato sul posto al fine di individuare i due malfattori che si erano tra l’altro confusi tra i pellegrini che si recano quotidianamente alla basilica lauretana. Sono stati così individuati i due fratelli E.L. classe 81 e E.C. classe 85 che si trovavano a bordo di un autovettura Fiat Panda noleggiata, entrambi ben vestiti onde evitare qualsiasi sospetto o controllo. All’esito dell’immediata perquisizione i due fratelli sono stati trovati in possesso di svariati telefoni cellulari utilizzati per contattare le vittime, sottoposti a sequestro insieme ad un navigatore satellitare ove erano indicati tutti i luoghi raggiunti per compiere la loro attività delittuosa.

Grazie allo sviluppo manuale e certosino di numerose utenze e celle telefoniche ed alla visione delle telecamere di vari comuni, è stato possibile attribuire la responsabilità ai due fratelli e poi anche al loro padre di ben 70 (settanta) “colpi” della stessa specie commessi su tutto il territorio del centro nord Italia, interessando le regioni Marche (Jesi, Ancona, Loreto, Numana, Sirolo, Filottrano, Osimo e Polverigi), Abruzzo – Molise – Toscana – Umbria – Lazio – Liguri.

Il quadro che viene fuori è un totale di almeno 70 truffe perpetrate in tutta Italia dai due fratelli e da loro padre e da un terzo complice con il ruolo di “telefonista” in corso di identificazione, ma con le ore contate, tutti finiti in carcere accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata dei reati di estorsione e truffa aggravata. Sul conto degli stessi inoltre è stata eseguita ed applicata altresì la misura di prevenzione del divieto di ritorno nei comuni della provincia di Ancona. Parte della refurtiva recuperata e restituita alle vittime degli ultimi raggiri, ma le verifiche cominciate da marzo 2017 hanno fotografato un fenomeno molto più diffuso ed un arricchimento molto più cospicuo. Il copione era sempre lo stesso – con la variabile dell’«avvocato» al posto del “maresciallo dei carabinieri” – e la truffa veniva ripetuta sistematicamente a ritmi regolari tanto da mettere in atto un vero e proprio “pendolarismo criminale”. Fissata la base in una località tranquilla, la banda batteva a tappeto in un solo giorno tutta l’area in un perimetro di un centinaio di chilometri, riuscendo a portare a casa anche 10 mila euro a telefonata. Per eludere le investigazioni prendevano le auto a noleggio, cambiavano continuamente le sim telefoniche e dopo aver preso i soldi tornavano a casa pronti per ripartire per una nuova “trasferta”. Tracce del loro passaggio se ne trovano in tutte le regioni del centro nord a eccezione della Campania e delle Isole. L’ammontare del profitto ammonta ad oltre 300.000,00 mila euro tra denaro contante e monili in oro.

L’IMPORTANZA DI DENUNCIARE

«Un successo dovuto all’impegno delle pattuglie di Carabinieri dispiegate sul territorio nella repressione e soprattutto nella prevenzione», si rallegra il Maggiore Raffaele Conforti. E aggiunge: « Giriamo il territorio per incontrare gli anziani per confortarli ed invitarli a denunciare, denunce che vengono verbalizzate presso le loro abitazioni. Alcuni hanno paura ma devono essere tranquilli perché è grazie al coraggio di chi l’ha fatto che abbiamo compiuto questa brillante operazione ».

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