Assolti perché il fatto non costituisce reato il proprietario del falso manoscritto dell'Infinito di Leopardi, Luciano Innocenzi, insegnante cingolano ormai in pensione, e il direttore degli istituti culturali di Cingoli, Luca Pernici. Per i giudici hanno agito in buona fede e non erano consapevoli che quel documento, quando lo hanno messo all'asta per 150.000 euro, non fosse originale. Per loro, quindi, è caduta completamente l’accusa di detenzione, ai fini della messa in commercio, del manoscritto considerato autografo e di aver tentato di venderlo rivolgendosi alla casa d'aste internazionale Minerva Auctions di Roma. Quel documento, all’analisi della perita grafologa Maria Concetta Aquilino è risultato essere una buona copia dell’originale realizzata con la matrice su torchio in piano e inchiostro tra il 1960 e 1970 e realizzata su una carta databile alla metà dell'Ottocento. L’esperta ha così definitivamente confutato i pareri di alcuni studiosi ed esperti leopardiani che avevano, invece, asserito che quello fosse un originale tracciato direttamente dalla mano di Leopardi.
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