La storia del circolo del Club Aquila di Recanati non sembra molto chiara a chi oggi rivendica l’utilizzo pubblico dell’area adiacente alla sede del sodalizio e persino come fa il comitato di quartiere del rione San Francesco che sia messa quest’ultima a disposizione del quartiere. Bisogna fare un po’ di storia per comprendere meglio come stiano veramente le cose. “Nel 1976 quell’area venne urbanizzata dalla ditta Bitocchi, ricorda Giuseppe Pioppi, presidente del club Aquila: Nei primi anni ’80, siamo nell’era del sindaco Garbuglia, venne concessa a noi che realizzammo una rigogliosa attività che attirava gente da tutta Recanati e dai paesi intorno”. Ad un certo punto, però, un privato cittadino, che aveva la propria residenza ai confini del circolo, fece causa al club lamentando il disturbo alla quiete pubblica. Prima ricorse al Pretore di Recanati, che si limitò a stabilire l’orario di apertura delle strutture sportive sino alle 22,30 per limitare il rumore, e poi, non contento, al Tribunale di Macerata che dopo 25 anni, condannò il Club Aquila a pagare 70.000 euro e al divieto assoluto di utilizzare sia il campetto di calcetto e di bocce. Il sodalizio non fece ricorso e in cambio, afferma Pioppi, “ci accordammo a pagare la cifra di 30.000 euro che i soci hanno sborsato autotassandosi con 2 mila euro a testa.” L’area esterna, quindi, di proprietà comunale andò incontro ad un progressivo degrado con erbacce dovunque, la pavimentazione divelta e l’impianto di illuminazione pericolante e arrugginito. Ecco perché si decise di recintarla perché costituiva un pericolo per chi si fosse introdotto al suo interno. “Magari potesse essere di nuovo fruibile tutta la struttura, si augura Pioppi. Noi ne saremo felicissimi. Quello che chiediamo è che ci sia lasciato l’uso della sede che abbiamo costruito a suo tempo con i nostri soldi e che oggi ospita anche l’Enal Caccia. Se il Comune vuole, noi siamo disponibili anche a pagare un affitto purché si faccia carico dell’intera manutenzione della struttura alla quale sino ad oggi abbiamo provveduto noi. C’è spazio anche per costruire una sede nuova e alternativa alla nostra per l’attività del Comitato di quartiere ma si tolgano dalla testa che noi gli cediamo la nostra sede”.
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