Forse non riuscirà a vedere la luce la 20° edizione della Marcia della Pace e della Giustizia Recanati-Loreto che generalmente è in programma l’ultimo sabato del mese di gennaio: il suo animatore, don Rino Ramaccioni, parroco di Cristo Redentore, lascia il timone dell’evento non tanto perché è stanco quanto per tutti i problemi da superare ogni volta. Ecco si seguito il testo della lunga nota indirizzata da Don Rino testualmente ai Pastori e Padri Armando, Nazzareno e Fabio, rispettivamente vescovi di Senigallia, Macerata e Loreto, e a Piero, presidente episcopale della Regione Marche.
Gent.mi Pastori e Padri Armando, Nazzareno, Fabio, e (p.c) Piero,
don Rino Ramaccioni, “tifoso” della Marcia della Giustizia e della Pace” (Recanati-Loreto) da quando la CEM approvò che la Commissione Regionale della Pastorale Sociale e del Lavoro (di cui era presidente il Vescovo Orlandoni) si facesse capofila di un gruppo di altre Commissioni pastorali regionali a cui si aggiunsero diversi altri gruppi e Associazioni ecclesiali, per realizzare una “Marcia della Giustizia”, ora, con un certo dispiacere (e dopo averci pensato e pregato a lungo) si sente di dover comunicare a Voi che il sottoscritto non vede più le condizioni per continuare a collaborare con chi volesse portare ancora avanti la proposta annuale della Marcia.
Da tempo pesava a tutti gli organizzatori la difficoltà posta ogni anno a poter concludere la Marcia dentro la Basilica di Loreto arrivando in marcia da Recanati a Loreto dopo cena.
La proposta della Marcia poteva presentarsi come un “ponte” capace di contribuire ad unire attorno a valori umani e cristiani gente di altre fedi, e comunque uomini di pace.
In un tempo di “muri” sempre più alti e frequenti, io pensavo e penso tuttora che una Comunità che si lascia guidare dallo Spirito potesse presentarsi al mondo così come scrive la “Gaudium et Spes”: “Le gioie e le speranze degli uomini del nostro tempo sono anche le gioie e le speranze dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.
Penso che tutti possiamo essere d’accordo circa l’importanza di un pellegrinaggio per i cristiani, ma perché aver paura di parole come “Marcia”?
E se questa parola può riunire mente e cuori di tanti uomini per “gridare con la vita” la pace e la giustizia come sognava di vivere la fedeltà al Vangelo un uomo come Charles De Foucauld, perché i cristiani non dovrebbero unirsi a gente di diversi colori religiosi, culturali e sociali per cercare insieme vie di amore?
Perché obbligare anche mussulmani e gente di altre fedi a partecipare ad una Marcia in cui si era invitati, o a rimanere fuori della Basilica, o a partecipare al Rosario, alle litanie cantate, alla fiaccolata? Non è amore il rispetto n delle diversità?
Io immagino che il Papa possa essere felice di trovarsi vicino collaboratori della Chiesa appassionati per il Signore e soprattutto per quei figli di Dio che soffrono.
Se è vero, come ama dire spesso Papa Francesco, che “l’indirizzo più sicuro di Dio – anche se provvisorio – è l’uomo che soffre”, perché non approfittare, anzi, perché non inventare tutti i “corridoi umanitari” percorrendo i quali si possa incontrare, amare e servire Dio che ci aspetta a questo indirizzo?
Volevo terminare la mia lettera qui, però, ho pensato di poter approfittare di questa lettera per un ultimo sincero augurio che, dopo tanti anni di passione per la dimensione anche politica della carità, mi sento di fare ai Padri e Pastori della mia fede e del mio servizio pastorale:
– L’augurio è che nella nostra Chiesa locale (e regionale, se si può dire) ci si faccia carico in maniera ancora più forte di una preoccupazione espressa da Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”: che gli evangelizzatori comprendano appieno la dimensione anche sociale del Vangelo, per formare i cristiani a percorrere anche la strada del servizio al bene comune.
Formare…, educare…, appassionare… (senza aggregare politicamente) a farsi “sale, lievito e luce” , entrando “dentro” il mondo, sporcandosi le mani per servirlo anche sulle vie politiche della carità.
Giustamente le nostre Chiese locali, le parrocchie organizzano tanti corsi di formazione (per catechisti, per fidanzati, per i Sacramenti, per i vari Ministri, per…).
Perché non lavorare un po’ di più per scoprire, o far emergere e poi anche accompagnare coloro che sentono l’invito dello Spirito a “prendere il largo e gettare la rete?” sulle strade del servizio al bene comune e della politica? (Vera vocazione!)
Perché non aver fiducia che far conoscere anche l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa (più di quanto si fa oggi), o aiutare a saper leggere i segni dei tempi, il valore di ogni forma di servizio sociale, possono essere un incoraggiamento per molti cristiani a percorrere anche la “via politica della carità”, che, come ricorda Paolo VI° è una strada “esigente” di vero servizio?
Certamente che oggi più che mai i cristiani sono tentati di cercarsi rifugi più tranquilli!
Il card. Pellegrino una volta mi disse: “Ricordati che Gesù ci ha detto: “Andate…predicate…”, e il primo modo di andare non è aspettare la gente in ufficio, o anche in chiesa, nei nostri gruppi, ma è proprio “andare”, uscire…!”.
Io prego che lo Spirito ci tolga la paura di osare!
Chiedendo scusa, se questa mia lettera ha rubato un po’ del Vostro prezioso tempo. Pronto al dialogo, saluto tutti di cuore, dicendomi un semplice prete, grato al Signore per ogni forma di passione ed entusiasmo per questo…”mestiere sempre più formidabile”!
don Rino Ramaccioni
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