Ho deciso di scrivere questo articolo, al di fuori di quanto già programmato, per entrare con fatti veri, in quello che è la galassia delle investigazioni.
Lo faccio con molto dispiacere perché il prezzo pagato è alto, è troppo alto, la perdita di un giovane Carabiniere e una giustizia che, a mio avviso, non ripagherà sull’accaduto, o quantomeno non nei termini che la gente si aspetta.
Prima di continuare è doverosa una precisazione, toccherò l’argomento solo ed esclusivamente in senso investigativo, delle investigazioni di criminalistica e criminologia, una riflessione all’interno di queste materie; nessun riferimento è inerente a politica o credo vari, non intendo minimamente immettere nelle mie riflessioni altre argomentazioni diverse da quelle collegate alla materia che sto trattando.
Altra premessa, ovviamente la sintesi e la riflessione è basata solo ed esclusivamente su quello che la TV ed i TG hanno detto, senza la conoscenza diretta dei fatti o degli atti di polizia giudiziaria prodotti, pertanto, la riflessione potrebbe essere macchiata di “ignoranza”.
Cerco di ricostruire la vicenda:
due ragazzi contattano un pusher per acquistare della cocaina. Il pusher vende loro un qualcosa che non ha a che fare con la sostanza stupefacente richiesta. I due ragazzi, accortisi della “sola”, rintracciano il pusher e per avere indietro i loro soldi lo derubano del borsello con all’interno un cellulare. Il pusher chiama telefonicamente il suo cellulare, i ragazzi rispondono e concordano un incontro per fare uno scambio, il borsello in cambio dei soldi pagati e, forse, una vera dose di cocaina. Il pusher nel frattempo chiama i Carabinieri, denuncia lo scippo del borsello ed informa gli uomini dell’Arma del luogo e dell’ora dove è stato preso l’appuntamento per lo scambio. Allo scambio si presentano due Carabinieri in abiti civili, sicuramente si qualificano, e chiedono i documenti ai due ragazzi. Da qui nasce una colluttazione ed un Carabiniere, Mario, viene accoltellato a morte, con otto fendenti. Il collega carabiniere chiama i soccorsi e viene diramata la ricerca di due nordafricani quali autori dell’aggressione. Tardissima mattinata vengono fermati due ragazzi, turisti americani, che dopo un lungo interrogatorio, confessano il fatto. Il borsello del pusher viene rinvenuto in una fioriera nei pressi dell’hotel dove i ragazzi soggiornavano e l’arma del delitto, presunta, sporca di sangue, in un controsoffitto della camera da letto occupata dai due ragazzi. I due ragazzi vengono affidati alla casa circondariale, con l’accusa di estorsione ed omicidio aggravato.
Questa è la ricostruzione data dai telegiornali, dai media e sulla quale affronterò la mia riflessione piena di dubbi per un’accusa, secondo me, un pò traballante, piena di ombre e di circostanze non chiare.
Parto dal fondo, i capi d’accusa estorsione, per prima, l’art. 629 del codice penale recita “chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da 5 a 10 anni……..”. è sostenibile l’accusa di estorsione quando dalle indagini è emerso che i due ragazzi hanno adottato quella condotta per rientrare in possesso di una somma di danaro a loro tolta con l’inganno? Sì, se confermata la richiesta di una dose di cocaina extra, oltre ai soldi truffati, si potrebbe configurare “un ingiusto profitto, con altrui danno”, infatti il pusher, oltre a restituire il danaro avrebbe dovuto cedere gratuitamente una quantità “x” di cocaina arrecando a sè un danno economico; ma ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando? Arrecare un danno ad uno spacciatore di morte……..
Poi l’accusa continua con l’omicidio aggravato, l’art. 575 del codice penale recita “chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21” art 576 “si applica la pena dell’ergastolo se il fatto preveduto dall’art. precedente è commesso…… varie aggravanti”. Non cito tutti gli articoli perché mi dovrei prolungare troppo; dalla ricostruzione emerge che i due Carabinieri erano in abiti civili, non individuabili a colpo d’occhio, i ragazzi, ovviamente dopo essersi consultati con il loro legale, hanno affermato che non avevano capito, non avevano la cognizione che quei due uomini erano Carabinieri, ed hanno reagito violentemente per paura.
Qualcuno potrebbe pensare, fin qui, che sto difendendo queste persone, a scanso di equivoci dico subito che vi sbagliate, sto facendo “l’avvocato del diavolo” e poi, alla fine dell’articolo capirete il perché.
A proposito “dell’avvocato del diavolo”, provo a comporre la linea difensiva:
- Due bravi ragazzi, giovani, di buona e ricca famiglia, con molte referenze, innocui, che non hanno mai fatto del male, che, in un paese straniero, non sono consumatori abituali di cocaina e volevano fare solo la bravata di una sera sopra le righe provando della cocaina.
- È verosimilmente incredibile che un ragazzo di famiglia ricca senza problemi economici, che paga 200 euro a notte in un hotel di Roma, pagando, tra l’altro, la vacanza ad un amico, si vada a macchiare di estorsione per 100 euro.
- Il ragazzo che ha portato i fendenti è molto provato, pentito e spaventato, già usava psicofarmaci per malattia, in camera ne aveva un flacone, non voleva che accadesse tutto questo, voleva solo riavere il suo danaro maltolto con truffa.
- Sono stati truffati da un pusher che ha venduto loro dell’aspirina al posto della cocaina.
- Hanno cercato di recuperare quanto a loro tolto con l’inganno adottando un sistema, seppur moralmente discutibile, ma per loro efficace.
- Pattuito l’incontro per rientrare in possesso del loro danaro, maltolto, si sono trovati avanti due uomini, qualificatisi per carabinieri, ma in abiti civili. Per paura, pensando che qui due fossero “compari” del pusher, è nata non un’aggressione, ma una colluttazione atta a tutelare la loro integrità, una sorta di legittima difesa………
Un qualsiasi avvocato, anche di basso livello, cosa che non sarà per i due che avranno il massimo della difesa, sosterrà che la vicenda ha avuto queste definizioni, che scontrano frontalmente con i capi d’accusa.
Le ombre sulla vicenda, le incongruenze, per quanto riferito dai media, non sono poche, ci sono tanti interrogativi ai quali sarebbero da dare delle risposte e dei riscontri:
- Abbiamo un pusher che vende “sole” e poi resta nei paraggi a disposizione dei clienti truffati.
- Abbiamo un pusher che, dopo aver passato la “sola”, chiama i Carabinieri perché gli acquirenti truffati hanno richiesto, con metodo poco ortodosso, la restituzione del maltolto.
- Al momento dell’intervento dei Carabinieri il pusher dove stava?
- Quando il ragazzo americano colpiva a morte con otto coltellate il povero Mario, il collega dove stava, cosa faceva, perché non è intervenuto a sostegno del collega?
- È credibile, secondo voi, che un pusher, chieda l’intervento dei Carabinieri perché derubato dalle persone alle quali lui aveva venduto stupefacente “sola”?
- Perché nell’immediatezza sono partite le ricerche di due magrebini? Per scambiare l’etnia di un americano con un marocchino o tunisino un pò ci vuole…. Il pusher aveva parlato con loro almeno due volte, all’atto della vendita e nel contatto telefonico per concordare la restituzione del borsello, il Carabiniere superstite, era lì ed ha visto le due persone; perché hanno indicato magrebini come autori?
- Chi ha diramato questa notizia errata?
- Qualcuno aveva interesse a deviare le ricerche verso altre strade?
- Che fine ha fatto il pusher?
- Quali provvedimenti penali sono stati presi nei confronti del pusher?
- Ci sono altre persone coinvolte nella vicenda?
- Il delitto è avvenuto in una zona diversa per “competenza territoriale” da quella dove prestava servizio il Carabiniere ucciso, perché non è intervenuto l’ufficio competente per territorio?
- Sembra non esistere, e sottolineo il sembra, una chiamata registrata al 112 da parte del pusher, a chi questo quindi ha chiamato?
- È possibile organizzare un servizio in abiti civile senza la copertura, nei paraggi, di personale in divisa ed auto con colori d’istituto?
- Per carità, quando uno è coglione è coglione, e non ci piove, ma è possibile che abbiamo una vicenda, che vede coinvolte tre persone, e tutti e tre sono coglioni? Gli americani si disfano del borsello abbandonandolo nella fioriera davanti al loro hotel, gli americani nascondono l’arma del delitto, ancora sporca di sangue nel controsoffitto della loro camera d’hotel, lo spacciatore prima rimane a disposizione dei truffati, poi chiama i Carabinieri………….
- In fine, la domanda per me più inquietante, cosa è veramente successo quella notte?
Riguardo l’etnia e descrizione degli assassini, prima informazione investigativa, mi viene in mente la strage di Erba; nell’immediatezza dei fatti, il super testimone, unico superstite alla strage, dichiarava che l’autore degli omicidi era un ragazzo di carnagione olivastra, extracomunitario, poi, più tardi corregge la sua deposizione riconoscendo come assassino Olindo, il suo vicino di casa…….prima non aveva riconosciuto Olindo e Rosa, vicini di casa, aveva visto un extracomunitario, poi, probabilmente per magica visione ha rivisto e riconosciuto Olindo. Quest’ultimo prima confessa, poi ritratta, ed a tutt’oggi si ritiene innocente. E chi sa, se anche gli americani, come già successo ad Erba, o a Perugia, ritratteranno sulle loro deposizioni……!!!
Sicuramente dopo la pubblicazione della foto che ritrae l’arrestato ammanettato e bendato, la difesa senza fatica si appellerà alla “confessione estorta con la forza e tortura” e la confessione già verbalizzata sarà ritrattata.
Sono arrivato alla conclusione delle mie riflessioni, purtroppo le vicende cosi cruenti gettano astio ed odio nel cuore delle persone, ci si aspetta una pena esemplare e tutti sono convinti, compresi chi le promette, che cosi sarà. Ma in questa occasione, purtroppo come in tante altre, ho paura che in tanti rimarranno delusi, la ricostruzione dei fatti e le figure coinvolte forniranno alla difesa, su un piatto d’argento, una tesi difensiva che, vorrei tanto sbagliare, chiuderà la vicenda con una condanna, al massimo, di 10/12 anni di carcere per l’accoltellatore e 2/4 per l’altro. Qualora non mi sbagliassi, anche se in cuor mio spero tanto di sì, non potrà essere questa una giustizia per un Servitore dello Stato caduto in servizio per mano di un assassino, come chiesta dal popolo e per come il popolo intende la parola “giustizia”.
Concludo questo mio articolo con un abbraccio fraterno alla moglie e familiari del Milite crudelmente ammazzato e con l’augurio per Mario di riposare in pace.
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