Eravamo arrivati alla creazione del primo Ufficio di Polizia Scientifica, da parte del Prof. Ottolenghi e della suddivisione degli incarichi affidati a Giovanni Gasti, Umberto Ellero e Giuseppe Falco.
Piccolo ricordo, anche questa ormai è storia, da giovanissimo poliziotto, dopo quattro mesi di corso di formazione per la qualifica di Agente Ausiliario della Polizia di Stato presso la scuola allievi di Duino (TS) era il 1985, dopo due anni di servizio presso la Polizia Ferroviaria di Ancona e dopo altri tre mesi di corso di formazione per la qualifica di Agente della Polizia di Stato presso la scuola allievi Duca d’Aosta di Trieste, era il 1987, sono stato trasferito/assegnato alla Questura di Macerata, Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica. A giugno 1988 sono stato inviato presso la sede della Direzione Generale della Polizia Criminale, Servizio Centrale di Polizia Scientifica, Roma, per partecipare al 62° corso di formazione professionale per operatori della Polizia Scientifica, della durata di sei mesi, atto ad acquisire la qualifica professionale di Cinevideofotosegnalatore della Polizia di Stato. Il primo giorno del corso, arrivato con circa altri settanta colleghi, quasi tutti giovanissimi come me, all’epoca avevo solo 23 anni, fummo divisi in due unità ed assegnati in due distinte aule didattiche, le aule si chiamavano “Aula Ottolenghi” ed “Aula Gasti”, penso sia chiaro l’importanza dei due luminari per la Polizia Scientifica.
Fatta questa piccola pausa riprendiamo la nostra storia presentando i tre responsabili di settore individuati dall’Ottolenghi.
Giovanni Gasti (1869 – 1939) laureato in giurisprudenza entrò a far parte del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, all’epoca così denominato, che poi con la Legge 121/81 divenne la Polizia di Stato.
Da subito Gasti si interessò alla Polizia Scientifica, che negli anni del suo ingresso nel corpo stava prendendo forma, sviluppando un interesse particolare alla impronte digitali e loro classificazione.
La sua attenzione e passione alla materia lo portò ad ideare un sistema di classificazione delle impronte digitali, ad oggi denominato “Sistema Gasti”, partendo da due sistemi già studiati ed applicati da Francis Galton ed Edward Herry, ricordate, li ho presentati negli articoli precedenti.
Il sistema ideato da Gasti prendeva in considerazione lo sviluppo di tre tipologie di linee papillari che andavano a creare l’intera figura dattiloscopica. Isolò queste tre tipologie di figure chiamando: “centrale” quella porzione che si sviluppava al centro del polpastrello; “marginale” quelle che si sviluppava sui lati del polpastrello; “basale” quelle che si propagava parallelamente alla piegatura posta alla base del polpastrello.
In considerazione delle varie forme che queste tre tipologie di figure andavano a disegnare sul polpastrello, Gasti delineò 10 diverse tipologie di impronte.
Non sto qui a spiegare la classificazione vera e propria, per quanto riguarda la storia questo è sufficiente, poi nell’articolo dedicato alle impronte digitali approfondirò il sistema di classificazione.
Con la sua classificazione, Gasti, diede vita al Casellario Centrale di Identità che tutt’oggi esiste, in funzione, con sede a Roma, dove confluiscono tutti i cartellini fotodattiloscopici, con relative impronte digitali, di tutte le forze di Polizia Italiane.
Umberto Ellero, come detto, era il responsabile del settore fotografico. Il suo interesse nella fotografia giudiziaria, lo portò ad ideare uno strumento chiamato “”le gemelle Ellero” con il quale riusciva a fotografare simultaneamente il fronte ed il profilo di un soggetto.
Lo strumento in questione prevedeva due macchine fotografiche sincronizzate tra loro, o dove non era possibile avere due macchine fotografiche, si utilizzava uno specchio posto a 45 gradi sulla spalla del soggetto.
Il sistema ideato da Ellero lo ritroviamo ancora oggi, con i dovuti miglioramenti tecnici, in tutti i Gabinetti di Polizia Scientifica e/o uffici addetti al fotosegnalamento, con il nome di “identisistem”.
Il libro “la fotografia nelle funzioni di polizia e processuali” rappresenta la dimostrazione tecnica che l’invenzione di Ellero diede una svolta strategica al sistema fotografico e fisiognomico per l’identificazione di persone; non a caso, utilizzando questi sistemi, per la prima volta si diede una risposta concreta, la svolta, ad un famoso caso, quello dello smemorato di Collegno.
Ellero, oltre ad interessarsi alla parte tecnico/scientifica, sosteneva che per ottenere ritratti più spontanei, con il criminale o persona sospettata bisognava adoperarsi affinché lo stesso fosse stato messo a suo agio, in primis attraverso il dialogo, al fine di avere una persona rilassata di fronte alla macchina fotografica.
Giuseppe Falco era un medico chirurgo, il suo interesse però era concentrato in particolar modo verso la medicina legale, la psichiatria e l’antropologia criminale. Dopo la laurea in medicina, frequentò anche la facoltà di scienze naturali orientando i suoi interessi verso la zoologia, dove sviluppò la sua esperienza nella tecnica microscopica.
Probabilmente Giuseppe Falco non riusciva a trovare il preciso interesse, infatti, dopo l’università di medicina, poi di scienze naturali, frequentò una clinica psichiatrica per ottenere l’idoneità ad un concorso per medico nell’ospedale psichiatrico di Napoli. Non si fermò qui, seguì un corso per igiene ed un ulteriore corso di perfezionamento in ostetricia e ginecologia. Nel 1905 prese una decisione del tutto opposta ed estranea a quanto fino a quel momento realizzato, partecipò ad un concorso per Delegato di Pubblica Sicurezza, classificandosi fra i primi. Da qui entro nella scuola di Polizia Scientifica con indirizzo antropologico/biologico.
Nella logica ormai affermata, in quel tempo, ovvero di sostituire i metodi empirici nelle indagini di polizia con criteri di indagine sicuri, analitici e razionali, fondati sull’orientamento “biologico”, e di estendere lo studio, oltre che al reato, alla personalità del reo, se ricordate era la scuola del Prof. Ottolenghi e della moderna criminologia, Giuseppe Falco non poté non dare il suo contributo e la sua impronta.
L’Ottolenghi lo volle con lui da prima come collaboratore, poi come docente nei corsi di Polizia Scientifica, dandogli successivamente l’incarico di capo del settore descrittivo ed antropometrico.
Oltre all’impiego nel settore didattico Giuseppe Falco fu incaricato dell’organizzazione dei servizi tecnici nei vari settori delle discipline proprie della Polizia Scientifica, ovvero segnalamento ed identificazione, investigazione tecnica di polizia giudiziaria, esame antropologico/biologico dei rei, dei pregiudicati e dei sospettati.
Nel 1934, dopo la morte di Ottolenghi, su disposizione del Ministro della Polizia, Giuseppe Falco fu promosso a Direttore della Scuola di Polizia Scientifica.
Da qui parte la Polizia Scientifica della Pubblica Sicurezza, poi con la Legge 121 del 1981 divenuta Polizia di Stato.
Per concludere la storia voglio ricordare il contributo dato dagli operatori della Polizia Scientifica in occasione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui, con certosina pazienza ed indiscutibile professionalità, svolsero il meritato compito dell’identificazione delle vittime.
Dopo la seconda guerra mondiale i progressi scientifici avranno una grossa accelerazione nelle tecniche d’indagine e nella criminalistica, dando l’opportunità di migliorare, innovare ed aumentare i metodi utili ai fini di questo particolare settore investigativo.
Concludo questo articolo con un paragone discutibilmente particolare “il criminalista, come il cacciatore, deve avere nella cartucciera vari tipi di cartucce ed utilizzare ogni volta quella giusta, la metodica giusta che, in quel momento, offra maggior certezza scientifica, senza perdere mai di vista il fine ultimo della giustizia, rischiando, se è il caso, anche di lasciare libero un colpevole piuttosto che condannare un innocente”.
Qui saluto i lettori, rimandando il tutto al prossimo articolo, dove entreremo pienamente nell’attività del criminalista, iniziando dalla scena del crimine e sopralluogo di Polizia Giudiziaria.
Accattoli Gabriele
;