A me non piace drammatizzare perché in fondo resto un ottimista che, comunque, mantiene fiducia nella capacità dell’uomo di ragionare e detesto il partito preso che, appunto, smentisce la capacità di ragionare, ma non voglio nemmeno girare la faccia di fronte alla realtà.
Per una serie di ragioni oggettive ormai siamo vicini ai limiti dello sviluppo economico, in tanti lo pensano, e ciò mi porta a pensare che ci troviamo di fronte ad una crisi strutturale e non congiunturale, come è stato in passato.
Questa prospettiva è quasi naturale che provochi tra gli uomini, specialmente quelli che hanno conosciuto l’opulenza ed il benessere, una contesa per scongiurare il personale arretramento determinato dall’arresto della crescita.
Scatta la logica del fermati tu che a me non piace.
In un contesto come questo, che mi pare alquanto verosimile, una posizione politica equidistante, concretamente neutrale, non mi pare tanto solida, affidabile e suscettibile di sviluppi.
Purtroppo io vi vedo forti presupposti per un confronto serrato, ai limiti dello scontro, caratteristici della lotta di classe, anche se in questa prassi non mi identifico fino in fondo perché idealmente più portato ad un dialogo sereno, equilibrato, improntato al più alto senso di giustizia.
Ma, ahimè, forse finirà prima l’uomo che il suo egoismo, tuttavia ciò non deve significare la rinuncia alla battaglia, antica quanto la storia, per la giustizia sociale.
Gianni Bonfili.
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